venerdì 8 maggio 2015

Punto di vista /punto di fuga. Maurizio Donzelli


Avrei desiderato scrivere questa divagazione – originata dalle opere di Maurizio Donzelli - quando la sera è già scesa, circondato dalle ombre, con il buio che si avvicina, in una tensione un po’ ansiosa tra le aspettative che la giornata appena trascorsa si porta dietro ed i risultati invisibili ottenuti. Non ho rispettato questa idea iniziale: ancora intorno a me c’è luce, calante, primaverile, pre serale, quasi estiva. Resiste, illumina indirettamente il tavolo su cui è posato il computer, mi illude di una possibile chiarezza a portata di pensiero. Comincio a scrivere partendo quindi da un tradimento.





















Iniziare a raccontare circondato dall’oscurità mi pareva fosse una buona idea, proprio come circondate dall’oscurità mi sembrano in fin dei conti sempre le opere d’arte che guardiamo, strappate all’invenzione del loro autore, trattenute nella luce dal nostro sguardo, ma appena guarderemo da un’altra parte questi oggetti precipiteranno nel buio, ancora una volta. Lo sguardo dello spettatore non è mai univoco, intero, unitario. E’ sempre un gesto impuro, nutrito da una dinamica complessa e ambigua. Cosa vediamo quando guardiamo un lavoro d’arte? A questa domanda sembrano alludere in modo convincente le recenti, molto sofisticate, creazioni di Donzelli. 


Percorriamo la superficie e al tempo stesso troviamo la profondità: sono dimensioni legate da una connessione problematica ed inestricabile. La superficie di specchio a prima vista sembra suggerire una esperienza semplice, un fenomeno familiare, rassicurante. Ma se cambiamo il nostro posto nello spazio, mutando l’angolo della visuale, anche la forma dell’opera muta e si apre, rivelando un fondo perturbante, sorprendente, di sostanza incerta. 


Altre volte mi sono perduto nelle volute del colore, nelle spirali morbide che definiscono un universo scandito da linee avvolgenti. Stabilità e cambiamento qui occupano sempre un medesimo luogo. Incontro piani visivi che emanano una quieta forza. Mi suggeriscono anche una sapienza possibile per abitare il mondo: attraversarne gli infiniti strati con attitudine di curiosità ed attenzione, rispettando gli enigmi che incontrerò. Non dovrò sottrarmi alla difficoltà di guardare/pensare. Avrò solo bisogno di cambiare spesso punto di vista per tentare di raggiungere quella profondità speciale che riposa sempre nascosta in superficie. Paradossali costruzioni: più insisti cercando di restare in superficie, più ti obbligano a scendere in profondità. Felice contraddizione, ve lo giuro.

























Maurizio Donzelli, Diramante, Eduardo Secci Contemporary, via Maggio 51 r, Firenze.
Stefano Loria (testo)
Carlo Zei (immagini)

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