mercoledì 21 settembre 2011

La mela che ha 'quasi' ucciso Biancaneve

Stark. La proposta più ovvia è venuta da in fondo al tavolo, io non sto seguendo con la dovuta concentrazione e mi è sfuggito chi è stato. Ma subito viene contestato. Stark. A me viene in mente un designer, non una mela. Uno spremiagrumi come un tripode alieno. L’avranno mai usato veramente, dico, per farsi una spremuta. Philippe, ecco come si chiama, il designer. La mela invece non ha altro nome, ed è rossa.
Ovvio. Perché si discute di quale fosse la mela che ha quasi ucciso Biancaneve. Una discussione così assurda poteva venir fuori solo ad una cena di agrari, e io sono il solo studente di architettura.
Il mio coinquilino Domenico mi ha invitato a casa sua per una cena, lui compie gli anni il 22 dicembre e io ho accettato, perché siamo molto legati; purtroppo alla cena ci sono solo suoi compagni di università, tutti studenti in agraria, così mi sento un po’ tagliato fuori. 
E poi c’è Loredana. Pelle bianca come la neve, labbra rosse come il sangue, capelli neri come la notte. Come Biancaneve, appunto. Mi sa che ho iniziato io questa discussione.
Lei è la fidanzata di Domenico. Fa biologia. Comunque sa reggere una discussione sulle mele. Io un po’ meno.
Le mele per me erano ‘gialle’, ‘verdi’ oppure ‘rosse’. Non avevo mai fatto caso ai nomi. Golden Delicious. Early Victoria. Stark. Ne ho sentite di tutti i colori (letteralmente).
Loredana sorride, ha un taglio di occhi particolare, occhi che sorridono. Sposta lo sguardo da uno all’altro seguendo la discussione. Io invece ho lo sguardo un po’ troppo fisso su di lei. La testa leggera di troppo vino, il resto della tavolata è indistinto, il fuoco mi si concentra sulle sue labbra.  Non proprio il genere di pensieri che si dovrebbe fare sulla donna del tuo coinquilino, ma la mia fidanzata non c’è, Domenico parla di mele e io guardo Loredana.
La vibrazione mi avverte di una chiamata in arrivo, e so già chi è, figuriamoci. Guardo il suo nome sul display e non voglio rispondere. Resisto. Bene, ha smesso. Arriva un messaggio in tempo zero. “Ma cosa stai facendo? Torna prima che puoi. Tvb”. Sì, sì, tvb anch’io, il vino in corpo rende più facile fare lo stronzo.
Comunque non si tratta di una Stark, perché, a quanto pare, la Stark data del 1938, mentre la favola di Biancaneve è antecedente, del diciottesimo secolo. Ed è questo che mi colpisce maggiormente: tutte le mele rosse sono recenti. Sono state inventate dall’uomo. Non esistono in natura. Fuji, 1930. Pink Lady, 1970! Ero convinto che le mele esistessero così da sempre: invece queste date (sono ferratissimi, ‘sti agrari) picconano le mie certezze. Sono il solo ad avere questa reazione: gli altri già sapevano. E nessuno mi ha detto nulla, fin’ora?
Eppure la mela della strega cattiva era rossa. Finisco con l’appassionarmi alla questione -per un attimo.
Devo avere un’aria smarrita, Domenico, dall’altro capo del tavolo, mi fa l’occhiolino. Rispondo con un cenno d’intesa. Tranquillo, resisto.
Loredana mi guarda e sorride. Sostengo il suo sguardo e mi sento arrossire. Anche il suo viso ha preso colore. ‘Bianco e rosso come un melograno’, direbbe mia madre. Melograno, che non è una mela, per carità, che prima ho parlato di melacotogna e me ne han dette di tutte. La melacotogna non è una mela. E poi a cosa serve? A fare delle gelatine che si vendono nei supermercati. Ma chi le compra? Non conosco nessuno che abbia confessato di averne mai fatto uso. E allora perché le tengono lì? Saranno obbligati dal Grande Racket delle Melecotogne.
La discussione ha deviato sulla favola. I nani salvano Biancaneve da altri due tentativi di assassinio. Il primo con una cintura che la strega le stringe alla vita fino a soffocarla. Poi con un pettine avvelenato. 
E mi sembra di sentirli: “Biancaneve, porca miseria, la devi smettere di accettare regali da tutte le vecchiette che passano!”. Qualunque bambino lo sa, ma niente. La strega arriva e le offre una mela (rossa), intinta solo a metà nel veleno. “Hai paura? Allora guarda, dò un morso io da questa parte.” 
Biancaneve accetta. Che non solo è stupido e pericoloso, ma fa anche schifo. Come cazzo ti viene in mente di mettere in bocca una mela mangiucchiata da una vecchietta bavosa? Allora devi morire. Devono aver pensato così anche i nani.
Mi bevo un altro bicchiere. Loredana mi sbircia ogni tanto, e io penso che stanotte dormirò qui, sotto lo stesso tetto. Faremo tardi e prenderò un treno domattina. Rimarremo io, lei e Domenico. E non dormirò, ascolterò la notte immaginando i suoi passi che cercano la mia stanza.
Starck ha anche disegnato dei nani da giardino, ora che ci penso. Che poi non sono nani, quelli di Biancaneve, non hanno quelle proporzioni sgraziate, macrocefali con braccia e gambe tozze e, si dice, un pisello bello lungo. Quelli più che altro sono molto minuti. Nani proporzionati.  www.naneproporzionate.com. Questa è un’idea. Un sito porno con delle ragazze sedute su sedie enormi, con tavoli e letti enormi e un telefono gigante. E un sacco di gente a sbirciare le nane proporzionate che fanno le maiale. C’è gente che guarda qualsiasi cosa, perché non le mie nane?
Le mele sono sempre state simbolo malefico. “Adamo, assaggia questa, uh, che buona, guarda, ne do un morso io da questa parte.” Ad Adamo è andata di traverso e da allora gli uomini hanno il pomo d’adamo. Che poi è il meno, come conseguenza.
Adesso io le sorrido, apertamente. E lei mi sorride. Tutto sommato, tutti quanti stanno sorridendo, un sorriso un po’ beota. Ma io sono così lucido. Loredana, a te consegnerei la mela di Paride della più bella. A costo di scatenare una guerra. Una guerra, per una mela. Per una donna.
La cena è finita. Sono riuscito a portarti vicino all’albero di Natale. Manco a dirlo tutte palle rosse come mele, di quelle che hanno quasi ucciso Biancaneve. A proposito, com’è finita la discussione? Mi sembra su un nulla di fatto. Non so bene cosa ti stia dicendo, ma ti sto sorridendo, e guardo le tue labbra rosse ed i tuoi occhi neri, che ridono. Afferro una mela, cioè, una palla. La stacco dall’albero. Te la sto offrendo.
Il tuo sorriso si spegne, incredulo. Ti volti e te ne vai. Rimango con la mela in mano. Che cazzo mi ero messo in testa?
Rimetto la palla a posto. Lo stomaco mi si è chiuso e forse andrò a vomitare. Spero di non dover spiegare la cosa a Domenico.
Felice Natale a voi due. Prendo il telefonino e digito: “arrivo domani col treno delle 10 e 15”.

Aldo Quario

1 commento:

  1. e lo so che Philippe fa Starck di cognome, ma li` e` una mela, e il suono e` lo stesso.

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