dal Nuovo Mondo fino a qui,
dal piccolo abate di Mont San Michel.
Stentato - forse-
ma non era questo l'unico disastro
a cui eri sopravvissuta.
Ad altri cieli,
nebbie e spazi-luce
il tuo nume
aveva presenziato
Fui là nella tua stanza,
tra collezioni
di quarzi, amaranti e piriti,
più brillanti delle mie,
a quanto pare -
ormai consueto a tavole diserte,
mense parche, assai poco originali,
- semmai ripetitive -
se non ravvivate da voci.
Appena il tempo
di un accordo,
per ricordare
che “era molto bella”.
Tentai
limiti all'Inevaso,
se una falsa mano
non avesse cercato,
- ogni notte,
col biacco di oscurare l'oro dei tuoi tratti,
di sbiadirli col carbonchio,
e, col sanguigno,
stemperare un originario blu di lapislazzuli.
Mi stupii
di come tanta grandezza
amasse starsene
silenziosa, temperante,
in un angolo della stanza,
forse stanca,
ma curiosa e vigile di meditare
su chi va e chi viene,
(il gioco ti aveva sempre divertita),
finché l'Altro s'inabissa
in un sorriso indifferente.
Non più il freddo,
il buio, il ghiaccio
ti teneva.
Scrivevi – ora-
il plot del tuo romanzo.
Maurizio Masi (testo e immagine)
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