mercoledì 27 febbraio 2013

Qui e là.


Ho lo stomaco in bocca. Sprofondo. Mi sento proiettato in alto, le cinghie m’impediscono di sollevarmi. Ho la sensazione che i capelli si stacchino dal cuoio cappelluto, per fortuna il casco li trattiene. Cristo, non frena! Sto andando troppo veloce, ma ormai i comandi non servono più a niente.
 È finita!
Avrei voluto vivere ancora e non morire su questa astronave. Sarebbe stato meglio su una nave vera: tra le onde, con il rumore del vento e delle vele ad accompagnarmi nell’ultima traversata. In un’altra vita, forse.
Qui non funziona più niente, il quadro è illuminato e lampeggiante. L’ultima voce che veniva dalla base mi diceva che stavo rientrando nell’atmosfera; poi c’è stata quella specie di lampo, e tutto si è oscurato. Devo essere svenuto. Mi ha risvegliato il senso di nausea, lo stomaco non era più al suo posto. 
Cado. Non mi sono mai abituato al senso di vuoto, ma ora non ha più importanza. Troppo tardi anche per questo. Chissà come sarà l’impatto? 
Il quadro indica ancora le coordinate che avevo inserito: 40°39’39,41” e 17°34’ 55,79”,  ma a che servono, ormai? Tutto lampeggia tranne quei numeri, cerco di guardare fuori ma il vetro si è crettato, è stato dopo quel lampo. Ma cosa  era?  Mai visto niente del genere. E quella parte più scura nel mezzo? Quella che ho attraversato, almeno così mi sembra. O ero già svenuto e sognavo? E queste stupide luci che lampeggiano a intermittenza, almeno si fossero rotte anche loro! 
Luce verde lunga, luce rossa breve. Lunga, breve, breve, lunga, breve, lunga, lunga… punto, linea, punto, punto… linea…
Qualcosa mi si è acceso  in testa. Fisso le luci incredulo, non può essere! Ma più le guardo più ne sono sicuro: è un messaggio in Morse! Fisso di nuovo il pannello, mi sembra impossibile, come il messaggio che ho appena decifrato: BENVENUTO.  
Il mio Morse è arrugginito, ma non al punto di confondere quella parola che ora, qui è senza senso. Sto impazzendo? 
Di nuovo il senso d’angoscia mi attanaglia, però mi rendo conto che non sto più precipitando, l’ astronave scende normalmente anche se la strumentazione continua a non funzionare.
BENVENUTO… BENVENUTO…
Non riesco a staccare gli occhi da quelle luci neanche quando mi rendo conto che sono atterrato. Come avrò fatto? Sono inchiodato al seggiolino, paralizzato. Non mi muovo neppure quando sento che mi chiamano e il portellone si spalanca.
“ Tenente Ross, benvenuto! ” 
Il sorriso cordiale del Colonello mi dà la forza di riscuotermi, anche se quella parola mi fa accapponare la pelle. Mi alzo, barcollando lo raggiungo.
“ Colonello… è successo qualcosa che…”
Sono scosso, non riesco a parlare, ma devo raccontargli cosa è successo. Mi prenderà di sicuro per pazzo. Lui mi fa cenno di tacere e m’invita a seguirlo.
Sono seduto davanti a una tazza di caffè, lo sto aspettando. Ha detto che mi spiegherà e non ha voluto ascoltarmi,
“Non ora tenente! Ci vediamo fra venti minuti.”
Sono agitato, ho più angoscia ora che in astronave. Come potrà mai credermi? Devo trovare le parole giuste per raccontare, ma ora non mi vengono…
È lui che le trova e sono ancora sotto shock. 
"Il Morse, era l’unico sistema per comunicare con lei e darle il benvenuto…”
Ancora quella parola. Rabbrividisco.
“Dicevo… darle il benvenuto ad Arret.”
“Arret?”
“il nostro pianeta nell’universo parallelo al vostro!”
“Universo parallelo?” ripeto.
Sto sognando. Sono già morto e questo è l’aldilà. Senza accorgermene l’ho detto ad alta voce, lui ride.
“In effetti è un aldilà... ma aldilà del vostro universo. In un’altra dimensione. Per la precisione siamo a 40°39’39,41” e 17°34’ 55,79”,  ma credo che questo lei lo sappia già. È là che doveva andare.”
Continua a spiegare: scopro che è un mondo uguale al nostro, in tutto e per tutto… o quasi. Ci sono gli stessi abitanti che fanno le stesse cose, tranne per alcuni che hanno deciso di essere diversi e il mio Avatar è uno di questi. Non si sa dove sia e cosa faccia, ma esiste da qualche parte. Mi dice che il passaggio tra i due universi si apre solo in una certa combinazione planetaria, ed è successo proprio mentre passavo io. Loro hanno la possibilità di vederci e seguirci, lo fanno attraverso speciali video. Siamo monitorati. Sempre. 
Ho la testa pesante, crollo sul letto in un sonno senza sogni, ne ho avuti fin troppi a occhi aperti
“ Tenente, si svegli!”
Una voce mi riporta alla realtà, se posso chiamarla così.
“Accenda il video, c’è qualcosa che la riguarda.”
Le prime immagini sono del centro spaziale, leggo i sottotitoli:
Fallita la missione Icarus. Nessuna traccia del tenente Ross e della navicella spaziale probabilmente disintegrata nello spazio a causa di un guasto tecnico. È stata aperta una commissione d’inchiesta.
Seguono le immagini di una cerimonia funebre: un funerale, il mio.
Non sono tanti quelli che possono raccontare di aver assistito al proprio funerale, da vivi. Il Colonello prende la parola, il suo discorso è toccante. Sono commosso. Mia madre piange, io piango. 
Ma sono vivo.
 Chissà dov’è il mio Avatar? Lo cercherò, il tempo non mi manca.

Tania Puglia

2 commenti:

  1. mentre leggevo cercavo di capire dove mi avresti portato.
    non pensavo così lontano...(o così vicino?)
    ste

    RispondiElimina