mercoledì 11 luglio 2012

Il buon dì(o) si vede dal mattino


(ovvero l’ultimo giorno nel braccio della morte di Sir GJ)

Quel giorno GJ si svegliò con una bizzarra sensazione: il suo corpo era pervaso di uno strano liquido. Un estraneo liquido sì, stranamente lieto. 
Con la bocca impastata da questo stato di “grazia”, si alzò dal letto, raggiunse la zona bagno, si guardò allo specchio e sorrise. Sorrise e ando’anche oltre, si guardo’ sorridere (questo era ben al di fuori della normale esperienza anche GJ se ne accorse) e dopo aver sorriso e dopo essersi guardato sorridere si stupì e, naturalmente, si domando’: Ompf? Forse…mmmmm…no, anche se mi avvicino…tiro una guancia, un labbro, arriccio il naso…ntz, come prima, torna lì…sorride…la mia bocca sorride. Gli occhi sono gli stessi, strizzo, spalanco…anche il lavabo è sempre lo stesso... di coo…olpo…Occhi!...Specchio!... niente… Non devo agitarmi. Non agitarsi. Prendi lo spazzolino, abbassa lo sguardo, il dentifricio sullo spazzolino. Il rubinetto, quello dell’acqua fredda…sì…bravo. Bene. Grazie…ptuu!...                              
Stlengh! -buongiorno Sir, la colazione e il cambio, Sir.
-Gaha…a. Non riesco a parlare. La bocca è serrata. Potrei anche spaventarmi, ma non è il momento, no. Oggi no. Ci penso dopo, se non passa, ci…
-Sir GJ la colazione si fredda…Sir?
Meglio fare finta di niente, non mi giro, una scrollata di spalle può starci sì…ci sta…ci sta...
-ok Sir GJ lascio qui, quando vuole apra lo sportello.
…su sveglia! Non pensarci. Prendi la roba. Senti che buon odore. Profumo di caldo, e di pulito. Pulito come le vesti bianche. Bianche come la neve…La casa era isolata, noi no. Guarda: nevica tutta la notte. Vai. Vai a letto. Un po’ di febbre. Mani calde. Lascio un soffio d’aria, anche se è freddo. Domani, il primo raggio di sole… 
Lo sguardo di GJ volse alla sua finestra. Usciva il disco luminoso. Penso’ alle giornate scandite dal passaggio di quella ostinata e incurante stella, che impunemente svaniva, sempre, alle sue spalle. 
Entra raggio di sole. Fermati e racconta pulviscolo ballerino. Rallenta la tua corsa. 
Confida. 
A me. 
Deciso che vestirsi prima di fare colazione fosse più consone alla giornata, GJ adagio’ gli indumenti ordinatamente sul letto e li guardo’. Erano senza colore, come quelli del giorno prima e prima ancora. Cambiava solo la maglietta a maniche corte. Questa era grigia. GJ non potè fare a meno di rifletterci, non voleva, ma non potè farne a meno. Un'altra evidente differenza: mancava la sigla. Forse più piccola qui sotto, o dietro o…diluita nel bianco. Che non ci fosse era comunque una buona cosa. Aveva pensato molto a quelle lettere. Le scrutava dallo specchio. Girando la testa. DR. Devo restituire. Questo aveva concluso, ma Del Resto non c’era niente da dare. In mano non era rimasto nulla. 
(Terza ora)
“Se crede, posso passare più tardi.” 
“C’è una scaletta prestabilita. A quest’ora entra lei.”
“Potrebbe non essere pronto.”
L’uomo in divisa sogghigna; Poi capisce che non è il luogo e abbassa lo sguardo e rientrato nella serietà che gli compete, guarda l’uomo in veste ed esclama: -chi mai potrebbe esserlo!  Compiacendosi di questa frase perfetta, nel momento perfetto, nel suo mondo perfetto, prende le chiavi e bisbigliando all’orecchio dell’uomo in veste: “Le consiglio di chiamarlo Sir…lo ricordi.”, apre la porta, ruota su se stesso eee… colpo di tacco! Toc! Si appoggia alla parete sinistra.
“buongiorno figliol…scusi…Sir…”
L’uomo in veste veste occhi di scusa. L’uomo in divisa lo investe con occhi di diniego. GJ si avvolge nelle vesti degli occhi del tempo…
…Sir…”quando sarai grande, piccolo G, devi farti chiamare Sir. Ricorda bene little J Sempre! Quando sarai grande, piccolo G, avrai la tua croce, inevitabile, ma sulla tua croce ci sara’ scritto Sir, e questo little J… Ahahah…fa’ la sua porca differenza.”. Gli occhi sornioni, ammiccando: Giusto?... GJ? 
- Sì, nonno! 
- GJ GiiiiiiJeeeeiiii…perdinci! 
Si alza imperioso. Il grande corvo. Ccrraac. Aspetta. Aspetta. Non ti alzare. Com’è la formula…? Come…mmmm…ah!:- yes! Sir Grandparent... 
Il grande corvo sfiora il piccolo cucuzzolo. Ffrrssc. Sgombra le ombre. Un sol fruscio. Nel luogo del prima sembrava una ripida cima. Secca, appuntita. Angoli traditori. Nel luogo dell’ora una liscia pianura di dolce liquido.
L’uomo in veste pensa che sara’una lunga attesa, guarda il suo povero piede e si allieta alla vista della vicina sedia.
(Sesta ora)
GJ seduto sul letto guarda l’uomo in veste: Inspira. Espira. UuuffFffiuuuuu. Espira. Inspira. Vorrebbe entrare in quel ritmo pacifico; Ma il suo sorriso glielo impedisce. 
L’uomo in divisa, in piedi alla sinistra della porta, ha deciso che la scena l’ha stufato - ouch! Ouch! Il corpo seduto dell’uomo in veste sobbalza. La mente ancora offuscata risponde al richiamo.
“Sì... Sir?”
GJ non distoglie lo sguardo. Quattro occhi si presentano. L’uomo seduto risvegliato guarda l’uomo seduto che sorride, giunge le sue mani e, disgiunge gli angoli della sua bocca.
“Parliamo.“
“Perché?”
“Parliamo di anima.”
“E’ pericoloso?”
“Di solito, ma non ora.”
“Ques…ascoltiamo!”
“Cosa?”
“L’anima, ascoltiamo l’anima…questo so’ come si fa’, guardi…”.
Da poco se n’è andato ed io ho appena compreso. Ci si rende conto scrutando da vicino, così vicino che quasi l’umidita’ sei ormai te, ci si rende conto dicevo, che non è solo: un piccolo pezzo di terra. Se hai la faccia serrata sulla superficie, non puoi pensare che portandosi in posizione eretta sia semplicemente una questione di posizione. Una volta dritto, perfettamente verticale, guardi in basso i tuoi piedi, e ti chiedi come possono stare lì. Fermi. Senza avere timore.
GJ scorre il suo corpo. I piedi. Le gambe. Le cosce. Il pube…addomebracciatoracepetto…qui si ferma. GJ pensa: così un uomo si vede da sdraiato. E ancora: che sia una visione intima ma distante. E ancora: di non voler perdere quel sorriso. 
GJ decide che sia la posizione da prendere. 
Mi hanno detto che si puo’ fare. Semplicemente, ti fermi, ti sdrai e... 
Semplicemente. 
Non devi altro.
(Nona ora)
-Stlengh! “Sir GJ è ora.”
Visione Porta_Corridoio - Clapclapclap pomf!
Visione intima_distante - Sir GJ?è sicuro? …Ok. Svelti: lettiga. Uno due eee…tre! Pumffff, su! Clopclopclop… uno due eee…tre! Pmuffff. Ben fatto!
Bene. Fatto. Bene.
Occhi dritti verso l’alto. Non spostare, no! Tutto bianco. Troppo. Un po’ sotto, solo un poco…altro bianco, più lucido pero’. Sì, più lucido. Bianco lucidoso
…nei bianchi ci si puo’ perdere. E’ la sostanza che si nasconde. Se iniziano a ingrigire è anche peggio, non hanno grande personalità, potrebbero essere confusi e anche loro, nel tempo, scordarsi. 
“Se desidera, parli ora.”
Vorrei trovare il luogo degli innocenti colori…
“Non c’è più molto tempo Sir GJ“
…quel rosa che mi accarezza…
“Posso procedere allora?”
…il rosso che mi penetra…
“D’accordo, prendo il suo sorriso come un assenso.” 
…un verde che mi accolga…
GJ guarda l’uomo. Alle sue spalle una bacheca. Tre cilindri grigi sul fondo bianco.
“Deve voltarsi Sir, è la prassi Sir.”
L’uomo volge le spalle, e GJ volta la testa.
Stock! Il primo stantuffo scorre nel suo cilindro. Sciuffff ffff un soffio sibilante. Stompf! 
Il secondo stantuffo si fa’ più presente. GJ accoglie ogni nota. Sciufff fff…stompf! sdeng!
Il terzo stantuffo non porta suono.

Sotto il suo letto non cresce più niente. Continuo a guardare. Ogni sera. Ritmi. Una volta. Due volte. Adesso basta è precisa. No! Ancora una. Anzi, due. Il pari. Sempre meglio. 
Forse tutto è uscito fuori. Non riuscire nemmeno a contenere sotto puo’ spaventare. Quando mi succede dimentico. 
Sono brava.

Elena D'Accinni

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