lunedì 28 maggio 2012

Un sole così incredibilmente lontano


Invitato con un cenno della mano e da un sorriso a lasciare la poltrona di cortesia, riposi il vecchio catalogo di terre mai viste - e comunque non più visitabili - che stavo sfogliando senza un reale interesse, mi alzai e mi diressi al desk.
Prima di prestarmi la sua attenzione, l'uomo che rispondeva al nome di Thomas si accese tranquillamente una sigaretta, peraltro senza doverne chiedere il permesso, perché i costumi cambiano con la Storia, con gli eventi. Ed il Tempo, per essere promosso ad Epoca non deve necessariamente prevedere, contenere decenni, secoli: possono bastare semplici giorni a travolgere le certezze, a radicalizzare quelle nuove, a sovvertire sistemi e dei, a bruciare morali per impiantarne di diverse altrettanto intolleranti o intollerabili. Così la mia mancanza di disappunto, in qualsiasi forma o declinazione, non era soggezione o indulgenza per le volute di fumo che raggiungevano ad intervalli regolari l'atmosfera intorno alla mia sedia e alla mia testa, quanto indifferenza; anzi, il distributore di aria ionizzata dalla marca cifrata da ideogrammi che pendeva come un antico candelabro di cristallo dal soffitto, riempiva il mio cuore e i miei polmoni di gratitudine e sollievo. Appoggiai la mia tuta protettiva nuova sulle ginocchia, mandai una fugace occhiata all'ormai dolce apocalisse che scorreva dietro la vetrata e di cui fino a qualche minuto prima ero parte integrante, e mi risolsi a dare l'avvio al discorso. Per rompere il ghiaccio (una parola, una favola, nello strano mondo in cui sono chiamato a vivere, dove il ghiaccio non esiste più allo stadio puro) iniziai sulle strade conosciute, pur sapendole impercorribili o insussistenti. A suscitare l'ilarità o forse la commiserazione di chi mi ascoltava, furono locuzioni come "viaggi d'arte" o "alta stagione", e termini come "tropici" e "turismo", adesso utilizzati in altri ambiti o con valenze rovesciate rispetto a quelle tradizionali (la tradizione è un concetto che appartiene ancora a quelli come me, pur essendo andati persi senza rimedio i modi di vivere, la prassi, le buone vecchie cattive abitudini, gli atteggiamenti, l'antica ragione). Non avevo le idee chiare - nessuno le aveva, su niente - e le mie sterili esternazioni servirono solo a passare la palla all'uomo in completo antracite che dietro la scrivania di frassino sintetico e alluminio misurava me con un occhio, l'indicatore che segnava la temperatura esterna con l'altro ed il resto con l'huginn e il muninn, i sensori visivi omnidirezionali impiantati sulla coroncina di acciaio che gli cerchiava il cranio rasato. Dosò realismo e fantasia, usò simpatia artificiale (la sua), ignoranza autentica (la mia), empatia da manuale (ancora la sua) e le basi di psicocinesi virtuale che insegnavano ai corsi formativi per travel agent per convincermi e pianificare le mie due settimane successive. E si servì di parole, fatti: mi ricordò della contaminazione irreversibile dei luoghi dove un tempo si viveva e viaggiava, mi parlò di un gigante gassoso che non avevo ancora avuto la fortuna di conoscere, mi introdusse al fascino dell'idrogeno metallico, riuscì a vedere l'Ulisse che dormiva dentro di me e a risvegliarlo raccontandogli di un vento che soffiava a 1800 Km orari, mi espose rispettivi vantaggi, svantaggi e prezzi di Titano, Rhea, Giapeto, Encelado, Dione,Teti...
Io sono appena arrivato. Non so cosa sia stato, se il vento che turbina tra le rocce là fuori, l'all inclusive, la sorpresa e l'inquietudine per un sole così incredibilmente lontano, il nero profondissimo del cielo o semplicemente la psicocinesi, ma ora posso dirlo: è tutto vero, Saturno d'estate è indimenticabile.


Domenico Caringella

1 commento:

  1. Le parole a volte fanno viaggiare.

    Le tue, ci riescono sempre o quasi.

    E non ho dubbio alcuno che Saturno d'estate sia indimenticabile.

    Marina

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