lunedì 7 maggio 2012

Il Principe e la Schiava

"Leila sentiva le corde segnare dolorosamente i polsi. 
Al di là della porta, i rumori della lotta andavano avanti cupi e scintillanti ad un tempo.
Più il tempo passava, più si faceva strada la consapevolezza che presto i lacci che la imprigionavano sarebbero stati sciolti; e a scioglierli sarebbe stato il principe Jamal. Questo le dava nuova forza e le faceva dimenticare il dolore alle braccia, alle spalle, la sua immobilità forzata, i lividi. Non aspettava che di vederlo entrare dalla porta dietro la quale stava combattendo per liberarla.
Più il tempo passava, più il momento si avvicinava, più sentiva il desiderio entrare in lei e possederla completamente. 
I rumori cessarono di colpo. Un'improvvisa immobilità solida si addensò dietro la porta come un ostacolo insormontabile. Lo stomaco le si chiuse. Sentì il panico partire dal cuore a scuoterle gli arti in un fremito incontrollabile. Jamal non compariva. E se fosse morto? E se fossero stati gli sgherri del perfido Karim ad aver avuto la meglio? Le lacrime salirono e traboccarono, lasciando due strisce lucide sulle guance olivastre di Leila. Non poteva neppure asciugarle.
Non c'era più speranza.
La porta si spalancò con violenza e il principe Jamal varcò la soglia guardandosi intorno con una circospezione mista a sfida. Brandiva nella mano sinistra una scimitarra. I guizzanti muscoli del torso nudo rilucevano di sudore.
Leila notò la ferita alla spalla, un taglio che lasciava colare del sangue scuro. Sentì una fitta di piacere al ventre.
Ecco, era venuto fin lì per lei. Aveva combattuto e vinto per liberarla, per averla. E l'avrebbe fatta di nuovo prigioniera, sì, ma questa volta accondiscendente.
Nel vederlo apparire, sentì che non avrebbe potuto rifiutargli nulla, si sarebbe data, arresa completamente: e anzi non vedeva l'ora che lui..."

Veronica alzò lo sguardo veloce, riconobbe dal finestrino la sua fermata. Chiuse il libro e lo ficcò in borsa, poi si fece strada fino all'uscita, infilandosi come una sogliola tra un uomo corpulento e una massaia carica di borse della spesa. Scese dal tram e lasciò che si allontanasse.
Era impensabile che Jamal e Leila potessero consumare. Non ad appena un terzo del libro. Queste cose si sudano, e arrivano come premio nell'ultimo capitolo. Veronica rifletté. Probabilmente un'imboscata avrebbe messo fuori gioco Jamal, magari lo avrebbero fatto prigioniero a sua volta; magari sarebbe riuscito a baciare Leila prima che Karim lo sopraffacesse; magari Leila sarebbe riuscita a fuggire e sarebbe stata lei a doverlo liberare.
Era una bella storia, senza dubbio.
Veronica sospirò.
Cancellò dalla mente il pensiero di Jamal e dei suoi muscoli guizzanti e sudati e allungò il passo verso il lavoro.
Il cicalio di un sms la fece fermare.
Era una lista della spesa: "pane 4 ciabatte 4 rosette olive nutella tonno riomare granbiscotto 200 pere".
Veronica contrasse la mascella. Non ci voleva. Sarebbe dovuta uscire presto dall'ufficio per passare alla Conad, e non avrebbe avuto tempo per andare dalla parrucchiera. Aveva dovuto aspettare tre giorni per avere l'appuntamento e contava di farsi fare i colpi di sole. Ma fa niente, voleva dire che Pietro sarebbe venuto da lei.
Era la sua scusa standard: uscire tardi dal lavoro e passare a fare un po' di spesa prima di tornare a casa dalla moglie. Invece la spesa la faceva Veronica, lui usciva presto, passava da lei, ci restava un'oretta, prendeva la spesa e tornava a casa. Sarebbe bastato che sua moglie avesse controllato l'ora sullo scontrino per capire che qualcosa non funzionava, invece filava sempre tutto liscio.
Pietro era pallido e magro, un po' il contrario di Jamal, a pensarci bene, eppure lei se ne era innamorata. Forse perché era spiritoso. Cioè, le prime volte era spiritoso. Adesso non c'era più granché tempo, lui veniva da lei, facevano un amore frettoloso e lui se ne andava con la spesa. Una volta si era anche dimenticato di rimborsargliela, e lei non aveva osato chiedergli niente, 40 euro buttati.
-Cos'è questo?
-Lo Svelto era finito, ho preso il Sole Piatti, era in offerta.
-Cazzo, Vero, se ti scrivo Svelto devi prendere lo Svelto. Ad Adele non piace il Sole, cazzo, chi la sente quella, adesso!
Tonno Rio Mare, ecco, doveva ricordarsi.

"Svetlana aveva slacciato la vestaglia che si era aperta lasciando scoperta una porzione generosa di pelle. Non portava nulla sotto. Il biancore del suo corpo contrastava con il rosso sangue delle sue labbra e il nero notte dei capelli.
-Non hai scelta Jamal- ripeté.
Jamal non si mosse. Svetlana poteva vedere il muscoli delle spalle contrarsi in un moto di frustrazione. I pettorali si gonfiavano mentre lui stringeva i pugni fino a far diventare le nocche bianche.
Sul viso di lei comparve un sorriso beffardo. Ma solo lei sapeva che serviva a nascondere il potente desiderio che provava. Sin dalla prima volta che lo aveva visto, aveva deciso che sarebbe stato suo. A qualunque costo. Con qualunque mezzo.
Sperava che lui si decidesse a prenderla, adesso, subito. O non avrebbe mai parlato, non gli avrebbe rivelato quello che voleva sapere. Lo vedeva esitare, frenato dall'amore che provava per Leila e dalla promessa che le aveva fatto.
All'improvviso Jamal sembrò decidersi, e mosse dei passi decisi verso la perversa russa."

Veronica alzò lo sguardo verso la sveglia: le undici e un quarto, era ora di dormire.
Prima di chiudere gli occhi si chiese se davvero Jamal avrebbe infranto la promessa. Si sarebbe scopato Svetlana? Non poteva crederci . Non era da lui. Sarebbe riuscito, in qualche modo a sventare Svetlana... eppure il dubbio le si era insinuato dentro.
-Vero, cazzo, devi ricordarti di quello che ti dico.
-Sì, Pietro... non ho avuto tempo...
-Per una doccia? Non hai avuto tempo?
-C'era una gran coda alle casse.
Silenzio.
-La faccio adesso la doccia. Possiamo farla insieme.
-Non ci si entra in due, nella tua doccia, e poi non c'è tempo- Pietro scosse la testa -No, guarda, non possiamo. Se mi lasci addosso il profumo, cosa dico ad Adele? Eh?
Silenzio.
-E poi ti ho detto mille volte di non metterti il mascara, che una volta mi hai lasciato uno sbaffo sulla camicia che ho dovuto portarla in lavanderia. Meno male che avevo il cambio in macchina- aggiunse, compiaciuto.
-Ma tu, pensi di parlargliene, no? Di noi? Prima o poi?

"Jamal guardò in basso. Il precipizio era profondo almeno una settantina di metri. L'unico modo di superarlo era il ponte di corda. Si guardò intorno: nessuno faceva la guardia, e questo gli apparve subito sospetto. Ma non c'era tempo da perdere. Il veleno in lui cominciava a fare effetto, con un intorpidimento delle dita, un formicolio debilitante che non lasciava dubbi: doveva attraversare, adesso.
Giunto a metà del ponte, vide comparire gli sgherri di Karim sul versante che tentava di raggiungere. Lo stavano spiando. Si misero a tagliare le estremità di corda dei sostegni.
Doveva decidersi: tornare indietro, avvicinarsi in modo che l'eventuale impatto fosse il più lieve possibile, oppure rischiare, cercare di raggiungere l'altra riva e affrontarli, col rischio di sfracellarsi o, viste le sue condizioni, di farsi sopraffare.
Jamal non ebbe il minimo dubbio e..."

Squillò il cellulare.
-Vero? Senti, oggi devo fare una commissione.
-Ti accompagno?
-E se poi ci vedono insieme? Lascia stare. Devo cambiare delle pantofole, ho preso un numero troppo piccolo. Ci possiamo vedere domani. Passo a prendere la spesa, comunque. A dopo.
Veronica riattaccò.
Si accasciò su una sedia improvvisamente svuotata.
Jamal, dalla copertina, sul tavolino, le sorrideva beffardo.
Le borse della spesa, poco più in là, sogghignavano nello stesso modo. 
Veronica si alzò, le prese: erano pesanti e le sollevò a fatica. Scese le scale facendo attenzione a dove metteva i piedi perché non riusciva a vedersi le scarpe. 
Quando le rovesciò nel cassonetto, spolverandosi le mani segnate dai manici di plastica, si sentì immensamente meglio.
Chissà cosa avrebbe detto Jamal.

Aldo Quario

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