Il sole infuocava – eravamo nel primo pomeriggio, nel pieno dell’estate – la superficie delle levigate lapidi. Avrei voluto baciarti approfittando della solitudine, ma il riverbero abbacinante delle pietre sembrava suggerirmi un nuovo ritegno, una misura trattenuta e cauta.
Anche parlarti mi risultò ad un tratto un’ impresa impossibile, troppo al di sopra delle mie forze. Ero catturato dal sole. Mi sentivo risucchiato avanti nel tempo, come se si fosse aperta una linea di frattura comunicante dalla massa della luce fino ad un epilogo di discesa nell’ombra. Sfiorarti appena il dorso della mano è stato il gesto più appropriato in quella situazione di pienezza solare. Toccarti è stata una promessa. Dall’inanimato al vitale. Dall’inerte al sempre cangiante. Dall’ immobilità al brivido di completezza insieme.
Poi siamo tornati nell’indistinto. Sempre vicini, credo.
Stefano Loria (testo e grafica)
complimenti, mi piace nell'impossibilità.
RispondiEliminaBravo Stefano, lo sai cosa penso, la tua scrittura mi piace da sempre.
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