Sarà stato il sovradosaggio serale di serie televisive criminali americane, l’assunzione sconsiderata di innumerevoli puntate con l’assassino seriale fantasioso come un brillante artista della giungla urbana, sempre in cerca di soddisfazioni crudeli, ad un livello ormai da tempo insopportabile per i miei invecchiati occhi di spettatore. Dentro la deriva dei sensi, avrà giocato a mio sfavore anche l’immobilità forzata di molti giorni dentro le mura dell’appartamento: condannato agli arresti domiciliari per colpe, omissioni, fantasticherie infrante accumulate nello scorrere degli anni, imprudenze che devo adesso scontare.
Una mattina presto, nel risveglio opaco ancora febbricitante, sto ascoltando alla radio la rassegna stampa dei giornali quotidiani. Sono confuso, intorpidito, ammalato. Ma anche parecchio innervosito e depresso con il solito desiderio di scappare dall’Italia. Tossisco. Cerco di visualizzare lo scenario in cui le notizie italiane dovrebbero andare ad incastonarsi, mentre il giornalista conduttore legge e commenta gli articoli selezionati. Vedo le notizie disporsi come pedine malvagie sopra una grande scacchiera tutta sfasciata, con il legno schiantato dall’umidità, le fioriture di muffa a tracciare arabeschi della consunzione e del degrado.
La telefonata di un ascoltatore sigilla a perfezione l’intera situazione.
Pone la questione seguente: visti i tempi, i costumi, le indifferenze in atto, qualcuno comincerà presto a sostenere che le grandi civiltà del passato – antichi egiziani, antichi romani – sono state egemoni e favolose perché usavano gli schiavi. Non era una cattiva idea. Potevano edificare le piramidi, coltivare i campi, produrre opere colossali ad un bassissimo costo di manodopera. Funzionava. In fin dei conti che male ci sarebbe ad allevare anche oggi dentro la nostra società una classe di schiavi ? E allora molti economisti sapienti inizieranno a confermare: ma certo, gli schiavi rendono realmente valide le compagnie, permettono di competere su scala globale, finalmente con armi adeguate alle richieste del mercato. E’ questa la direzione della nuova modernità…
Le promesse di profitti istantanei per tutti, scintillanti dentro lo scrigno. L’imperativo della crescita infinita. Milioni di disoccupati in attesa del miracolo. Le idee mi si confondono nella testa. Deve essere un effetto dell’influenza.
Stefano Loria
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