Ho davvero poco tempo da perdere.
Potrei dilatare a dismisura questo nulla di tempo a mia disposizione.
Cari amici, credevo di non avere alcuna nostalgia delle nostre giovinezze.
Mi sbagliavo.
Dovete immaginarmi disteso sul letto sfatto con le lenzuola spiegazzate. E’ scoccata dentro la stanza una striscia luminosa al cui interno danzano granelli di polvere in continuo rimescolio. Pura emozione. A sorpresa giunta fino al mio nascondiglio.
Voi siete i miei lettori. Siete famelici.
Per come vedo le cose del mondo – dopo tutti i fallimenti che mi hanno tolto la voglia di parlare, dopo il ritorno dell’irresistibile desiderio di comunicare - voi resterete per sempre innocenti.
Io invece - anche quando mi abbandono all’illusione di mutare pelle e intelletto, quando credo di diventare migliore attraverso le battaglie, mentre giuro di resistere alle continue derive - resto colpevole di avere corteggiato un luna park di private ossessioni. Un festival di utopie bambinesche, la fiera delle aspettative messianiche.
Anche in preda alle speranze più patetiche, anche ipnotizzati dalle pubblicità più volgari, voi gentili lettori in confronto a me risulterete sempre puri.
Sono infagottato dentro il cappotto blu, le mani in tasca.
Vi ho ammirato dentro le inospitali notti, mentre al culmine della danza collettiva vi imbottite di pasticche decorate con simboli arcani.
Trangugiate pozioni che dovrebbero garantirvi una rivincita, dovrebbero riscattarvi dall’angoscia delle ambizioni.
Vi piacerebbe dimenticare le tracce di muffa che affiorano nelle stanze dei vostri appartamenti. Avete ragione, le macchie astratte rappresentano sempre un preciso marchio di disfatta.
Cari lettori, vi apprezzo soprattutto per la vostra gioventù incandescente.
Non è una questione di età anagrafica. La vostra giovinezza è stata forgiata dentro le lunghe estati calde.
Avete inseguito il miraggio di ottenere di più.
Mi gira in testa qualche seria speranza che possiate riconquistare il regno perduto.
Stefano Loria
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