martedì 26 ottobre 2010

Quilt

Puoi abbassare la luce? Ma così non riesco a leggere. Solo un po’, si può regolare, ecco, grazie, va bene così. Devo proprio leggerlo questo libro, e ascoltare quel disco, e c'è da guardare la televisione, stasera c’é un film con quell’attore morto giovane. Mi va di fare tutte queste cose insieme, si puó essere estremamente indaffarati, stravaccati sul divano. E’ bello il libro? Bello, bello. Del tè? A questo punto ci vuole del tè. E biscotti, molti biscotti.
Grazie, poggia pure lì, l’hai tu il telecomando? E’ finito sotto il cuscino. Cos’hai, ti sei incantato?

(altrove)
Allora, l’avete letto il racconto? Coraggio, sì o no? Ho capito, leggiamolo insieme, il libro, quello ce l’avete? Comincia tu per favore, sì tu, leggi il primo paragrafo. Bene, basta così, continua tu. OK, tutto chiaro, finora? Dove ci troviamo? Bene. E perché non é specificato? No, non importa parlare dell’autore, dimenticate l’intenzione dell’autore. Come vi sembra scritto questo inizio? Ecco, quindi il luogo non é specificato semplicemente perché non ce n’é bisogno, la storia funziona lo stesso. Sì, potrebbe essere l’Italia, ma non necessariamente, forse. Anzi, sì. Diciamo che é in Italia, dopotutto é scritto in italiano.
Eh? No, non ne ho la più pallida idea.

(altrove)
Sissignore. Nossignore. Comandi.
Comandante? Capisco. Dispiace anche a me. Dove devo firmare? Vado immediatamente a restituire l'uniforme. Grazie, comandante. Comandi. Addio.

(altrove)
“Ecco, volevi essere pungente? Ci sei riuscito.” Ma io non mi ricordo perché volevo essere pungente, venticinque anni e sette mesi fa. Eppure per venticinque anni e sette mesi mi sono ricordato che quella volta lì volevo essere pungente. Non é che me lo sia ripetuto proprio ogni sera, ma spesso. Ecco, sì: molto spesso. E dopo avermi detto questo con una voce appena stridente forse lei si aspettava che me ne andassi, e invece io rimasi lì per un bel po’, a commiserarmi. Perché andarmene mi sembrava una cosa innaturale. Ecco, sì: proprio innaturale.

(altrove)
E poi abbiamo tirato a sorte per i posti in tenda, per decidere chi dormiva con chi. Ovviamente tutti avrebbero voluto andare con quella stessa persona che ti puoi immaginare, ma io pensavo di volerlo più di tutti, di averne più diritto di tutti. Poi, molti anni dopo (ne avevo diciassette allora) mi fu spiegato che, a quanto lei ricordava, io nemmeno c’ero in quella vacanza estiva. Io mi indignai, ma ormai tutta quella storia era insopportabilmente melodrammatica (“ma la finisci di fare il Werther?”). Così quest’agnizione tardiva nella quale scoprivo di essere stato una comparsa (così mi definii, questo me lo ricordo) nella mia stessa storia mi fece quasi piacere. Quale conclusione più epica di quella in cui alla fine del racconto si scopre che il protagonista é un altro?

(altrove)
(il regista, distratto, é in platea insieme all’autore. Inservienti, un tecnico)
“No, non va, proviamo di nuovo.”
(da un grosso romanzo in collana economica) "Il ramo si spezzò un attimo prima che le fauci della belva si chiudessero sul suo collo.”
“Ma per carità.”
“Poteva sentire il fiato caldo dell’animale, il suo odore di marcio, tipico dei predatori.”
“Che noia.”
“Insomma, vuoi ascoltare o no? Se non ti piace, guardati un film alla tivù.”
“E come no, c’é A letto con l’assassino oppure Una squillo per l’ispettore McCoy.”
“Allora dài da mangiare al gatto.”
“Già fatto.”
“Ma no, no. Basta così. Pausa, cinque minuti.”
“Ma chi l’ha scritta ‘sta roba.”
(sotto voce) “Guarda che l’autore é presente.”
“Frega assai, mi sto facendo due palle.”
“Allora sei perfetto, tedio nella parte e nella vita.”
“A me questi giochetti del teatro nel teatro mi annoiano, nessuno che scriva una bella storia, per cambiare, dove succede qualcosa.”
“Perché, cosa fai la sera tu?”
“Guardo la televisione, oppure, mi leggo un romanzone di fantascienza.”
“Vedi? Sei realisticissimo.”
“Speravo di divertirmi un po’ almeno recitando.”
“Voi due lì, vi va bene la mortadella?”
“Ma sì, sì.”
“Allora venitevelo a prendere, il panino, mica faccio il cameriere.”
(scendono dal palco, la scena viene cambiata)
“Cristo!”
“Cosa c’é?”
“Il gatto, non gli ho dato da mangiare.”
“Stai scherzando.”
“Ma no, no, devo telefonare alla portinaia.”
“Guarda che qui fra un paio d’ore abbiamo finito, gliela dài dopo la pappa.”
“Quello si vendica strappando le tende, come al solito.”
“Come? Guarda che non stiamo mica provando.”
“Eh?"
“Dico, quella é una frase del copione.”
“Quale, che dici?”
“Quello si vendica strappando le tende.”
“E’ vero, ma non la dicevi tu?”
“No, no. Proprio quando decidiamo di uscire, esasperati dalla noia serale in casa, io dico “al gatto gliela dài dopo, la pappa” e tu rispondi “Quello si vendica strappando le tende.”
“Questa poi, se ‘sta commedia imita la vita mia, allora é proprio un disastro”.
“Ci sono altri dieci minuti, vieni, ti offro un caffè, così telefoni pure alla portinaia, e salvi le tende.”
(escono, la scena é stata cambiata, ora siamo in un bar qualunque)
(voce fuori campo) “Dunque, attenzione, siamo nel bar, dove c’é la scena di seduzione.”
“Senta, mi deve spiegare una cosa...”
“Dopo, ora proviamo. Ha letto la parte?”
“Appunto, dico, non si capisce niente. Ne discutevo prima con la signorina, e anche lei mi diceva...”
“Perfetto, ora si fa anche critica letteraria. Guardi, é estremamente semplice, basta che legga come é scritto. Non perdiamo altro tempo, che l’Autore é venuto espressamente dall’altro capo del mondo per queste prove e ha l’aereo fra due ore.”
“Allora vado così, però l’espressione, se non so di che parlo...”
“L’espressione ce la mettiamo dopo in doppiaggio, prego, cominci pure.”
“Senti, riguardo al gatto...”
“Ci vuoi lo zucchero?”
“Eh?”
“Nel caffè, ci vuoi lo zucchero?”
“No, grazie, dico, riguardo a quello che mi dicevi prima, é buffo non ti pare?”
(con la bocca piena) “Mmm?”
“Che hai ripetuto sul serio quello che dicevi anche sulla scena. E’ buffo, no?”
“Ma che ne so, mi sarà venuto in mente così, inconsciamente.”
“Sarà. Senti, che fai dopo le prove?”
“Vado a dare da mangiare al gatto.”
“E dopo?”
“Stravaccato sul divano, filmino in tivù con quell'attore, come si chiama, quello che è morto giovane, e romanzone di fantascienza, ah, ho anche un nuovo cd da ascoltare.”
“Stop! Ma scusi sa, si aspetta che la ragazza insista, pure? Sembra che lei non veda l’ora di andare a leggere il suo bel romanzone. E le lasci un po’ di speranza a ‘sta donna, che cavolo? Questa è una scena di seduzione."
“Io ho detto quello quello che c’é scritto nel copione.”
“Provi così (recita): filmino in tivù e romanzone di fantascienza. Come se non avesse veramente voglia di tornare a casa. Non opponga resistenza, cazzo.

(interviene l'Autore) “Senta, mi spiace ma devo proprio andare.”
“Ma come, dottore, non siamo nemmeno arrivati al secondo atto, vedrà che appena si scaldano un po’...”
“No, vanno benissimo, é che devo fare i bagagli, poi il traffico, devo proprio correre. Guardi facciamo così, per le prossime prove, mi faccia un bel video, e poi lo lascia alla produzione.”
“Un video? Ma ci vuole la telecamera, un operatore...”
“Guardi, faccia lei, poi mi fa sapere. Ora devo andare, arrivederci, eccellente lavoro ragazzi! Arrivederci a tutti.”
(l’Autore esce)

“Ma chi cacchio é quello, la telecamera, il video...mica siamo la RAI. Dài, dài, diamoci da fare. Pronti? Dal principio. Prendi il libro. Il divano. Ecco, stravaccati così, riprendi la lettura.”

Carlo Zei

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