martedì 3 febbraio 2015

L'ora

Abramo uscì da casa, dismessi gli abiti da lavoro, lavato e profumato e vestito di tutto punto per il galante appuntamento.
Arrivò al lampione centrale del viale al numero 4 e attese. Dopo 15 minuti tirò su la manica della giacca elegante a quadri e scoprì l’orologio, vide che si era fermato di nuovo. (Ebbe lui, la percezione che fossero trascorsi 15 minuti.)
(Miracolosamente) l’orologio riprese a funzionare come se non si fosse mai fermato. Forse si era ingannato sul fatto che si fosse fermato. Sicuro, la stanchezza. Allargò il colletto della camicia a righe, allentò il nodo alla cravatta, incrociò le braccia, e attese la schiena contro il lampione, le gambe incrociate, la caviglia destra su quella sinistra, il mocassino elegante sull’altro mocassino elegante.
Quel sabato pomeriggio il cielo faceva paura ed era scuro e pesante. Abramo fissò gli occhi stretti e scuri a un punto dell’orizzonte. Si avvicinava sinuosa. Le strade erano svuotate e lui era felice. La devastazione guadagnava terreno. E tutto era nero e il vento fortissimo. Nonostante tutto, dovevano incontrarsi lì. Non c’è massacro che tenga quando si ama. E se ami qualcuno, aspetti. Anche se in ritardo, lei sarebbe arrivata, pensò. E fissava la macchia di una gomma sul tessuto liscio del marciapiede. Si mastica, si sputa e resta come un livido per sempre, sulla superficie delle cose.
Abramo si strinse al lampione, vi si abbracciò come un cucciolo incapace di affrontare un tremendo imprevisto. Alcune finestre degli edifici alti e squadrati della Grande Via esplosero, pezzi di lamiera sibilavano e fogli di plastica dura, dalle insegne al neon, nell’aria, imitavano svolazzi paurosi di buste della spesa, le fronde verdi e odorose del tiglio frustavano e venivano giù litigiose, i rami sradicati erano ossa rotte, oggetti pesanti scaraventati come piume da uno spasmo della biosfera, nessun volatile in questa specie di notte. L’incredibile perdita di coscienza degli oggetti. Le ali della giacca svolazzante furiosa verso i limiti della lacerazione biopsichica.
Non si diede per vinto, pensò che lei sarebbe comunque arrivata da un momento all’altro.
Anche lei mi ama, di un amore impossibile. Aggiunse fra sé dopo alcuni secondi. Una lamiera dal tetto gli rovinò accanto mancandolo per un pelo e uno dei quattro spigoli del foglio trapezoidale recise il tessuto della gamba destra del pantalone e Abramo ebbe un tremito come se si fosse trattato della sua stessa carne fisica. È destino che debba incontrarla qui, fra poco, è una prova del mio amore per lei e del suo per me. In quel preciso istante, un imbuto vorticante di aria e macerie carezzò Abramo avvolgendolo in un bozzolo di fischi inudibili e umidità uterina, è dentro di lei che succedono cose, il lampione oscillava tremendo, la parte superiore risucchiata via con violenza dilaniante e i cavi elettrici come nervi e tendini scoperti di un grosso animale verticale divorato da una bocca acuminata e cieca, quella inferiore era ben salda, ma intorno alla base del lampione erano esplosi rigonfiamenti dal suolo sotto il marciapiede e le commessure vennero su, sputate da un remoto vulcano, era come se il mondo stesse per essere dissotterrato. Lo sradicamento del luogo che siamo quando l’amore ci attraversa e sessualizza ogni illusione.
L’aveva sfiorato e adesso si allontanava con indifferenza meteorologica.
A cosa era valsa l’attesa? Abramo le corse dietro. Il cuore pompava adrenalina e le labbra balbettavano mozziconi di pensieri supremi mentre il rumore di lei sovrastava tutte le alte frequenze. Un unicum di polvere, pioggia e rumore. E amore.
Finché lei si voltò, imprevedibile, stocastica, dal suo moto devastante, e lo supplicò di non assillarla. Abramo l’amava ancora, ma la loro storia non poteva funzionare, implorò lei in un singhiozzo. Lui non voleva crederci: si lasciò cadere sulle ginocchia e pianse. Pure lei pianse e per un attimo si trattenne dal suo tragitto di morte involontario, come dissociandosi dalla sua terribile natura e si mise ad amare, avvenne solo uno sguardo tra i due amanti, un attimo, un colpo di elettricità pura e umana, (incontrando l’amante tra la gente mentre guadagni il patibolo), poi lei fu strappata via e spinta dal furore del cumulonembo. La crudele e ingenua cecità della natura.
 
- Ma la cosa più crudele fu quell’addio... di cui nessuno parlò...- dice Abramo e aggiunge - ...on esiste nulla di rovinoso nell’amore, nulla di più distruttivo dell’amore, qualsiasi amore! ...quando ha conseguenze tanto devastanti ...cosa amata ha il dovere di uccidere o farsi uccidere... Farsi morire o ammazzare. ...to ciò che ami ha l’imperscrutabile comportamento di un Dio buono ma malvag... ...suno sa cosa è bene e cosa è male. ...a sia vero e cosa no. Si ama. Punto.

-… pure se il cielo ci schiaccia... -

Gianluca Garrapa

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