martedì 29 aprile 2014

Il capo

Lando è forte.
Lando, qui, è il capo indiscusso. Quando alza la voce provoca in tutti noi un terrore sincero, profondo. E' scultoreo, nella corporatura, coi muscoli disegnati da un fumettista giapponese, lo stesso di Ken il guerriero. Io ho sempre avuto paura di lui. Anche ammirazione, però, non pensate male! Diventare come Lando è un'aspirazione più che sincera, non solo per me. Qui, al centro, tutti lo prendono come esempio, tranne quei due o tre che lo odiano perché vorrebbero prenderne il posto. Aspettano solo che si faccia beccare, magari ad una manifestazione, mentre scassa una vetrina, per fottergli il posto. 
Qui al centro facciamo politica. Siamo di destra. Orgogliosamente fascisti. Troppa merda in giro, troppe contraddizioni. Manca disciplina, manca ordine. Lando lo dice sempre, alle riunioni, lo sottolinea ogni volta: “La cazzo di disciplina!”
A me, quando sono al centro, piace bere il Negroni, ridendoci sopra per il gioco di parole. Mi piace perché un po' mi sballa.  E' forte e brucia quando scende. Mi allontana la noia, di tanto in tanto, per le troppe parole, forse un po' vecchie, e, poi, non mi fa pensare più ad Elena.
E' la più bella, qui dentro, ed ovviamente sta con Lando.
E' fuori, Elena. Quelle volte che abbiamo parlato le ho letto negli occhi, dietro ai mostri delle pasticcone che aveva buttato giù, una fiammella di passione, di quelle da film americano. Forse erano le canne ma forse no. Una volta ho chiuso gli occhi mentre mi parlava di coscienza, di fedeltà agli ideali, e lentamente ho smesso di ascoltare ciò che diceva ma mi sono lasciato trasportare dal suono della sua voce, immaginando che stessimo facendo sesso e che fosse piacere quello che le usciva dalla bocca. Dopo quella volta è cambiato tutto. 
A Piazza del Popolo ho sperato che la celere beccasse Lando. 
Mi è entrata in testa, Elena, e non ne è uscita più. 
Poi, però, ascolti Lando, quello che ti scolpisce addosso, la carica e la spinta che riesce a darti e non puoi non adorarlo. E' il più forte, il più tosto, il vero capo. Lei non può che essere la sua donna. Chi cazzo sono io? 
Lando è forte ed è il capo. 
Non potrebbe essere diversamente. 
Qualche giorno, fa, prima del fattaccio, andava dicendo che i risultati stavano arrivando: uno dei nostri sarebbe di certo entrato in consiglio comunale e sarebbero stati cazzi amari per tutti. La fatica che avevamo fatto avrebbe dato finalmente frutti e tutti dovevamo esserne felici. A me non importava nulla, o quasi: io guardavo Elena ed i suoi capelli dorati. Guardavo il suo profilo e mi sembrava perfetto. Mi concentravo su piccoli particolari, centimetri quadrati della sua testa, della pelle del collo, e poi l'ho vista girarsi verso di me. Sorrideva ma non per gli orgogliosi discorsi di Lando, il capo, il nostro condottiero, il suo uomo ma sorrideva perché aveva incrociato il mio sguardo. Quella meraviglia era per me, tutta per me e lo sapevo.
Lando è il capo ed Elena è bella, cazzo! 
Cosa diavolo ti prende dentro quando ti innamori (perché sono sicurissimo che questo casino è amore)? Cosa mi è preso, ieri sera? La mia mano sul fianco di Elena è stata peggio di un cazzotto in faccia, di dieci cazzotti. Sentirmela addosso mi ha fatto sentire Dio, che possiede tutto. Se la vita ha un cuore, gliel'ho strappato dal petto in quel momento e l'ho mangiato.
Elena è così bella e così fuori, commissario. Elena è il mio capo.
Quando Lando me l'ha strappata di dosso, non potevo che ammazzarlo, signore: io ero Dio, lui era niente. Come si era permesso?
Anche il Duce diceva che bisogna volere, fortemente volere, no?
Saranno le canne, commissario, ma tra il capo ed Elena scelgo Elena.
Lo so che sono nella merda, signore. Lo so che non sono più nulla ma sono stato Dio, anche se per poco, ed ho avuto il mondo tra le braccia. Va bene così.

Davide Sciacco

Nessun commento:

Posta un commento