Musica sognante, quieta ed enigmatica. Ma non difficile, attraente per un ascolto che sia assetato di buone ispirazioni, vellutata al punto giusto, con tutti gli spigoli limati dalla maestria dell’autore. Nulla di banale qui. In primo piano un pianoforte che appare solo sfiorato, arpeggi di chitarra, vocalizzi liberi. Altre volte percussioni rarefatte e strumenti a fiato. Con un sapore di originalità e genuino respiro personale. Composizioni adatte a stare in nessuna categoria. La cosa che mi piace di più: è una musica fuori dal tempo. Mi suggerisce la malinconia per un mondo che dovrebbe essere migliore delle nostre dolorose avventure. Luciano Cilio sapeva evocare regioni miracolose in cui regna l’attenzione ai dettagli della tessitura minima, la forma si riduce a poche linee essenziali, senza perdere mai il calore dell’insieme. Ho scoperto questo autore solo pochi anni fa, quando trovai un suo brano magico all' interno di un cd antologico allegato alla rivista londinese “The Wire”. Un pezzo struggente, inaudito. Mi sono stupito moltissimo, non conoscevo questo nome italiano che veniva inserito tra i compositori attuali più importanti del momento. Poi ho capito perché non ne sapevo nulla: le sue musiche vengono dal nostro lontano passato, dagli anni Settanta napoletani, vulcanici e straordinari. Cilio era una presenza angelica in anticipo di alcuni decenni rispetto al mondo che lo circondava. Apprezzato solo dalla cerchia degli amici più intimi. E' morto suicida all'età di trentatré anni. Il suo capolavoro Dialoghi del presente (pubblicato per la prima volta nel 1977) oggi risplende come fosse appena uscito. La grande considerazione che uno sperimentatore celebre come Jim O’Rourke nutre per queste musiche le ha aiutate a ritornare tra noi. Vi auguro di incontrarle presto.
Stefano Loria
angelo
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