martedì 24 settembre 2013

Sesto piano

Mi hai lasciato solo, in questa notte senza luna, a navigare nel mare tempestoso e nero come l’inchiostro. 
Stella polare, senza di te ho paura di queste onde.
Stella polare dove sei, torna da me e guidami verso un nuovo approdo sicuro.
Stella polare...

Meglio lasciar perdere, scrivere poesie non è cosa per me. 
E poi perché dovrei scrivere una poesia a quella stronza che una settimana fa, dopo un anno di convivenza, se n’è andata sbattendo la porta?Anzi, per essere precisi, sono passati dieci giorni, quattro ore e venti minuti. Non mi amava più, e ovviamente la colpa di questo suo disamore è solo mia. L’accusa è di essermi trasformato in un personaggio mitologico: metà uomo e metà poltrona. Eppure è stata lei a dirmi che dovevo cambiare perché, alla mia età, non si vive solo di amici, aperitivi, cinema, teatro e fine settimana al mare o in montagna. Così l’ho accontentata e mi sono lasciato plasmare dai sui desideri, e quando sono diventato quello che lei voleva, mi ha liquidato su due piedi dicendomi che non ero più quell’uomo affascinante ed estroverso che aveva conosciuto due anni prima. Incoerenza femminile? Mah! Solo che adesso sono rimasto senza amici, senza donna e, per di più, con un mutuo da pagare. Però mi manca, accidenti se mi manca! Potrei finire la poesia che ho iniziato e fargliela trovare tra il parabrezza e il tergicristallo: a lei piacciono da impazzire i gesti d’amore zuccherosi. No, dai, sarei ridicolo! Come minimo, dopo che avrà letto i versi, scoppierà a ridere come una matta. Dio quanto è bella quando ride di gusto! Meglio lasciar perdere, non sono nell’animo giusto di sopportare lo sberleffo. Però potrei scrivergliela sul cofano con un punteruolo, così di sicuro non si metterà a ridere e capirà quanto sto soffrendo. Mi sembra una buona idea! Meglio di no, ma solo perchè so già come andrà a finire: che mi toccherà pagare il carrozziere. 
Sono le due di notte e fa un caldo che non si respira. Mi verso ancora un po’ di whisky nel bicchiere e vado sul balcone. Se per mettere giù quelle tre righe mi sono scolato mezza bottiglia, quanto accidenti deve bere un poeta per scrivere una poesia intera? Adesso capisco perchè Bukowski era diventato alcolizzato.
Anche se sono al sesto piano non c’è un alito di vento. La colpa, se non arriva un refolo d’aria, è del palazzo che hanno costruito di fronte: fa da paravento. È così vicino che basta affacciarsi per curiosare negli appartamenti altrui. Prima o poi li arresteranno questi assessori che concedono licenze edilizie "ad minchiam". 
Chissà cosa starà facendo adesso. Beh, vista l’ora, magari starà dormendo. Mi piaceva vederla dormire, stavo delle ore a guardarla, mentre adesso saranno gli occhi di un altro a farlo. E se invece di dormire sta facendo l’amore con quello stronzo che me l’ha portata via? Perché lo so che c’è un altro uomo, anche se lei lo ha negato. Appena so chi è, giuro che lo ammazzo, così come ammazzerò tutti quelli che frequenterà. Se io non potrò più averla, allora nessuno potrà avere lei! 
Oddio, non è che posso fare una carneficina solo perché mi ha lasciato. Allora ucciderò lei, così farò fuori solo una persona. No, non ce la farei mai a farle del male, e poi sai che casino salterebbe fuori, già me li vedo i titoli dei giornali: un altro orco che uccide una donna per amore, basta con il femminicidio... Meglio evitare complicazioni e ucciderle solo gli uomini che frequenterà, così almeno passerò come un semplice assassino. Certo che il whisky ne fa dire di cazzate! 
C’è un silenzio quasi innaturale. Il cielo è tempestato di stelle e la luna sembra una palla d’avorio. È bella l’estate, ma questa senza di lei sarà un eterno inverno. Un alito di vento, saturo di profumo di fiori d’acacia, mi ha accarezzato. Da quanto tempo è che non lo sentivo così inteso? Di giorno non c’è tempo per sentire i profumi dei fiori. Lei ne andava pazza, soprattutto per quelli dei prati. Ogni volta che arrivavo a casa con un mazzo di fiori lei trasformava il letto come un prato e poi ci facevamo l’amore con passione sanscrita. Se penso che adesso metterà in pratica le nostre acrobazie con quell’altro mi fa andare fuori di matto. Un altro sorso, poi basta. 
E, se invece di fare tutto quel macello, mi buttassi giù? Che ci vuole: prima scrivo due righe, poi prendo la rincorsa e faccio finta di saltare una staccionata. Oppure potrei anche lasciarmi cadere come un sacco di patate: in fondo non è certo il modo, è il gesto che conta! Quanto tempo potrei impiegare a fare sei piani in caduta libera, forse tre o quattro secondi? Ma sì, facciamola finita, tanto che senso ha vivere se lei non è più qui con me? Non mi ami più? E allora io mi suicido così sarai costretta a portarti dentro di te, e per tutta la tua vita, il fardello del rimorso per avermi lasciato. Niente male come punizione. Certo che buttandomi di sotto corro il rischio di suscitare incomprensioni, se non addirittura ilarità e sberleffo tra la gente. Già mi sembra di sentirli mentre liquidano la notizia dicendo la solita, e usurata battuta, che quando una donna tradisce ti mette le corna e non le ali. Potrei fregarli facendomi penzolare dal balcone: impiccarsi è un gesto plateale molto più impressionante di uno che ha fatto un salto nel vuoto. Tutto sommato è anche abbastanza semplice: prendo un lenzuolo, lego ben stretto un lembo alla ringhiera e l’altro al collo e... oplà, fatto! 
Già mi immagino domattina quella zabetta e scassapalle del piano di sotto che, appena vede le mie gambe penzolare, telefona all’amministratore per lamentarsi che mi sono steso nell’orario non previsto dal regolamento condominiale. Meglio lasciar perdere: per suicidarsi, oltre ad avere coraggio, bisogna fregarsene altamente delle regole e dei giudizi degli altri. E poi in questo periodo c’è già troppa gente che si ammazza. Non passa giorno che persone disperate si tolgono la vita perché hanno perso il lavoro, oppure perché non sanno come fare per pagare i debiti, o le tasse, e io compirei un torto nei loro confronti se dovessi farlo solo per amore di una donna. E se poi, invece del rimorso, lei utilizzasse il mio gesto estremo per vantarsi che un uomo si è addirittura suicidato per lei? Non c’è niente da fare, come la giro e la rigiro tutto va a mio discapito. Va bene, rinuncio al suicidio, non posso certo darle anche questa soddisfazione. 
La campana della chiesa ha fatto il rintocco della mezz’ora. 
Se penso a questi giorni che sono tornato single, a parte i momenti di sconforto come stasera, devo dire che non sono stati male. Ho ripreso ad uscire di sera e ieri, per esempio, in centro ho incontrato Alfio e Francesco che hanno voluto festeggiare il mio ritorno alla baldoria con una bevuta degna dei vecchi tempi, e ci siamo ripromessi di fare una bella rimpatriata con tutti gli altri. Stasera invece sono andato al cinema: vabbe’, il film era pure brutto ma che importa, finalmente mi sono goduto un film senza continue interruzioni e commenti. Per domani sera... al momento non ho programmi, ma qualcosa farò, magari una serata tranquilla con un libro o un po’ di televisione... 
La finestra dell’appartamento di fronte si è illuminata. La nuova dirimpettaia non riesce a dormire. È arrivata da poco, un mese o poco più. Forse è stata trasferita in questa città per lavoro perché, da quando è qui, non ho mai visto nessuno girare per casa. Mi è capitato di incontrarla nei box, devo dire niente di che, una donna come se ne incontrano tante al mattino mentre si va al lavoro. 
Ha spento la luce ma sta alzando la tapparella della cucina. Si è affacciata alla finestra: con in dosso quella maglietta non è niente male! Ha appoggiato il bicchiere d’acqua e si è accesa una sigaretta. Mi ha notato, ma rimane sulle sue. Ha volto lo sguardo ancora verso di me e io la saluto alzando il bicchiere. Questa volta ha risposto alzando il suo. Dato che non posso mettermi a parlare a voce alta a quest’ora, le dico che ho caldo gesticolando. Mi ha sorriso e, utilizzando lo stesso metodo, mi sta dicendo che non riesce a dormire per lo stesso motivo. Le considerazioni atmosferiche funzionano sempre. Mi ha fatto capire che torna a dormire e mi ha salutato agitando la mano come se, invece che alla finestra, fosse al finestrino del treno che si sta allontanando dalla stazione. Tipo simpatico! Devo trovare il modo di parlarle e magari provare ad invitarla in un bar del centro per fare quattro chiacchiere. 
Okay, farò in modo di incontrarla, casualmente, ai garage e poi vediamo come andrà a finire. 
La vita continua, come si dice sempre ai funerali. 

Adesso è meglio se vado a dormire anch’io.

Marcello Tropea

6 commenti:

  1. quando ti interrompono un rapporto sono sempre dolori......, il racconto e' brioso, spiritoso, fa sorridere, ma fa anche un po' male all'anima. E' successo a tutti e c'e' tanta gente al mondo, pero'.....

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  2. Riesci a dissacrare la disperazione con una autoironia che è istinto di conservazione!...In fondo, trasmetti forza!

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  3. E' molto carino Marcello. Ora , non so se sono una buona critica, a me piace molto il tuo modo di scrivere

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  4. Carinissimo con tutti quei pensieri e propositi incalzanti che perdono tutto il loro senso tragico per essere simpatici e dissacranti.

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  5. Davvero carino, ironico e un po' dissacrante, mi piace!!!

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