lunedì 23 luglio 2012

L’intuizione di BF/374/A


Il neurone BF/374/A alzò bandiera bianca. La mancanza di carboidrati e proteine lo aveva fiaccato e sapeva che stava giungendo la sua ora. Aveva lanciato segnali d’allarme al suo proprietario, un individuo scialbo e inetto che spesso dimenticava anche di farsi da mangiare e nutrire il proprio corpo, per non dire dell’ignavia con cui maltrattava la propria mente, benché operasse in un laboratorio di ricerca contornato da veri e propri geni della scienza: leggeri stordimenti, la sensazione della testa che gira. Ma, dall’altra parte, la ricetrasmittente era spenta. Lui, il neurone BF/374/A, comprese subito che non avrebbe avuto scampo. Ne aveva visti di suoi compagni piegarsi all’ineluttabile andamento delle cose, raggrinzirsi come frutti essiccati al sole, affievolirsi come il canto tenue di un uccello che si allontana. Era un destino condiviso e biologicamente predeterminato, ma la natura provvedeva a un costante ricambio generazionale e a un’estinzione lenta, lenita dal progressivo addormentarsi delle percezioni, una sorta di nebbia avanzante nella quale si finisce per perdersi senza quasi che ci se ne renda conto. Quelle morti premature, invece, venivano percepite da chi vi andava incontro e da quanti lo circondano, benché anche tra neuroni la solidarietà sia poco più che compassione, niente abbia a che spartire con l’afflizione. Ci si duole, sì, ma è un’emozione passeggera, il lutto, come suol dirsi, vien presto elaborato e il defunto cade nell’oblio. Forse a causa di una sua innata maggior sensibilità, il neurone BF/374/A conservava invece ancora vivido il ricordo di ciascuno dei suoi compagni al cui eclissarsi aveva assistito: K/919/SR, vittima di una prolungata ed eccessiva ingestione di sostanze alcoliche; D/583/QW, mandato al patibolo per la pigrizia di non allenare la mente a fissare le strofe delle poesie, avvalendosi della loro musicalità e del ritmo dato dalle rime; SL/345/Y consumatosi a furia di arrovellarsi su come trovare il modo per conquistare una donna che non avrebbe ceduto dinanzi a niente. E questi solo per dire di alcuni e non enumerare la lunga fila che inizia con A/0001/AA e finisce con YWZ/1113/ZWY. Aggrappandosi alle poche energie che ancora lo sostenevano, il neurone BF/374/A non poté fare a meno di indignarsi con L/449/VC, perché a ben pensarci, e per BF/374/A questo non era molto difficile, era proprio lui il neurone preposto ad accendere il tasto on della ricetrasmittente quando i neuroni stessi mandano segnali al loro proprietario. Se non c’era nessuno ora ad ascoltarlo, capace prontamente di rifornire di carboidrati e proteine lo stomaco perché quelle sostanze entrassero in circolo ed alimentassero anche lui, la responsabilità era indubbiamente di L/449/VC, che se ne stava lì a poca distanza come distratto e quasi inebetito, irraggiungibile, maledizione!, malgrado solo pochi centimetri di materia grigia li separassero. BF/374/A sapeva anche, però, che il rancore è una delle più inutili cose di cui possiamo servirci, e per quanto istintivi fossero quei pensieri, decise di abbandonarli e spostare altrove la propria attenzione in quegli ultimi disperati attimi di lucidità. Mise così a fuoco che di lì a poco, se non fosse incorso quell’accidente che lo stava privando del più elementare sostentamento, avrebbe portato a termine il ragionamento su cui si era alambiccato per l’intera sua esistenza, una questione apparentemente insignificante che invece, se ne rendeva conto solo ora, avrebbe cambiato radicalmente il destino del suo proprietario e dell’intera umanità. E soprattutto il suo: come rendere indipendenti dall’alimentazione i neuroni. Ormai era troppo tardi.

Daniele Pugliese

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