Stanza 251

lunedì 13 febbraio 2012

Pazzo per gli elettrodomestici

La sveglia suona puntuale e mi avvisa come ogni mattina che mi devo alzare .
Scendo dal letto con attenzione, i quaranta centimetri che mi dividono dal pavimento sembrano metri, i piedi toccano terra e adesso mi sorreggono, mentre rimango fermo qualche secondo e un po’ smarrito.
Faccio una panoramica della stanza, tutto è come l’ho lasciato la sera prima, in un disordine che rispecchia il mio personalissimo senso dell’ordine.
Due ante dell’armadio sono spalancate, sembrano braccia aperte che mi vogliano accogliere per poi  invitarmi a curiosare al loro interno. Passo indifferente davanti al mobile, come un turista  passa davanti ad un negozio che non gli interessa.
Arrivo in bagno, alzo il coperchio, e il w.c. è pronto a ricevere i miei scarti organici. 
Il suo è un compito impegnativo e io lo ringrazio sempre, una volta terminata la funzione: spesso gli dico che ogni oggetto ha un suo compito e che è indispensabile che tutti facciano la loro parte al meglio e di non invidiare chi può sembrare più fortunato, come il lavandino, il bidet o la vasca da bagno.
Lo spazzolino da denti lavora con energia: un altro oggetto fantastico, prezioso; soccorre sempre quando ci sono “incontri ravvicinati”. 
Esco dalla stanza da bagno ben lavato, profumato e svuotato.
In cucina la caffettiera mi aspetta in compagnia di una tazza e del cucchiaino. 
Come sono utili gli oggetti! Mi guardo attorno: quanti servitori inanimati ho al mio servizio? Dieci, cento, cinquecento? Non ci ho mai pensato, però so che ci sono e sono sempre pronti  a servirmi senza discutere.
Ho molto tempo a disposizione, in questi giorni di ferie. Non parto per le vacanze quest’anno: niente mare, me ne resto qui a godermi la casa. 
Faccio colazione con calma ma il pensiero degli oggetti che possiedo ormai è il tarlo di questa mattina.
Ho anche altri tipi di oggetti, più evidenti, sfacciati: gli elettrodomestici.
Uno alla volta hanno preso possesso della mia casa. Sono loro che mi hanno scelto e io, come un pivello, ci sono cascato, non ho resistito al loro richiamo quando li ho visti esposti, lucidi e ben illuminati, con il cartellino del prezzo ben visibile.
Sono le nove e mezza , il sole è caldo e il caffè non si raffredda. Il giornale radio dice che sono tutti in coda, sulle autostrade. Io invece sono qui, tranquillo, che mi godo il mio appartamento.
Ho fatto bene a non partire per le vacanze!
Mi muovo per casa e contemplo gli oggetti, li guardo e mi sento osservato. Dio mio, come ho fatto a cadere in questo tranello?
Io, che ho sempre cercato di essere riservato, di tenere per me le mie debolezze, le mie intimità, come ho fatto a lasciarmi andare cosi? Gli oggetti sanno tutto di me, conoscono ogni momento della mia vita privata e adesso sono ricattabile. Sono loro prigioniero!
La lavatrice, per esempio, potrebbe sputtanarmi con facilità: lei sa quante volte mi cambio le mutande e anche in quale stato gliele consegno, se ho camicie di buona qualità, quando vado in palestra e quanto ho sudato. E poi, se cambio le lenzuola, se metto solo la mia biancheria o anche quella di qualche amica.
Anche il cesso, adesso, lo guardo da un altro punto di vista: lui sa se evacuo regolarmente, se mangio bene o no, a lui non posso nascondere se ho la dissenteria. Un’altra spia! E pensare che lo ringrazio pure, quando ho finito.
Il letto: anche lui è depositario delle mie abitudini, lui sa a che ora vado a dormire, se russo, se scoreggio di notte, sa come faccio l’amore e quando lo faccio e con chi... Ultimamente però l’ho fregato, non gli ho più dato questa soddisfazione. Però, pensandoci bene, non l’ho più data neanche a me stesso. Va beh, se dovesse capitare, userò il divano. 
Già, il divano... no, è meglio di no, non mi posso fidare di lui. Va bene farò un’eccezione, se mi dovesse capitare riutilizzerò ancora il letto, tanto ormai sa tutto. E poi non posso smettere di scopare perché lui mi spia. Male che vada, commenterà il fatto con i comodini e i tappeti... Ma sì, chi se ne frega, al massimo avranno di che parlare per un po’.  
Dalla cucina sento un bzzz! Il frigorifero si è messo in moto, forse comunica con il microonde: chissà cosa avrà da dirgli. Forse si lamenta perchè è sempre vuoto e vorrebbe andarsene via. E’ da un po’ che lo tengo d’occhio, da quando, per terra, trovo spesso chiazze d’acqua. Mi manifesta il suo disagio con l’incontinenza; da lui non me lo sarei mai aspettato: così imponente, distaccato, freddo. Beh, per essere freddo è freddo, comunque anche lui sa i fatti miei.
Il televisore, eccolo lì l’animatore delle mie serate, cerca di rincoglionirmi con la complicità del videoregistratore e del lettore dvd che è d’accordo con lo stereo dalla grande bocca che inghiotte cd come se fossero ostie. 
No! Sono troppi, troppe spie!
Ci sono anche gli altri: il minipinner, il frullatore, il ferro da stiro, l’ i-pod, il macinacaffè, la radiosveglia; tutte cellule dormienti pronte a entrare in azione e a incitare alla rivolta. Un colpo di stato! Sì è così, vogliono il potere assoluto su di me, sulla mia casa. 
Devo fare qualcosa. Devo individuare, con discrezione ovviamente, chi potrebbe essere il loro capo. 
Ma sì, eccolo lì, l’ho visto: sembra quello più innocuo, invece è il più pericoloso. E’ sempre così: quelli a cui manifesti affetto e con i quali decidi di confidarti liberamente, sono i primi a tradirti. 
Mi sono messo in casa il più pericoloso e gli ho anche fornito un occhio. E’ lui il Polifemo tecnologico: che imbecille sono stato. Eccolo lì che fa finta di niente, ma io farò come Ulisse, lo accecherò togliendogli la webcam. Sì, farò così, caro il mio computer! 
Maledetto, lui sa tutto, ha memorizzato tutto, ha immagazzinato dati, affetti, pensieri, immagini, che io in buona fede gli ho consegnato e chissà quante altre cose gli oggetti gli hanno trasmesso in mia assenza.
Adesso che ci penso, il frigorifero non è insoddisfatto. Accidenti! E’ terrorizzato! E’ per questo che si piscia addosso. Ma adesso ti ho beccato, brutto bastardo, appena ho finito di bere il caffè ti accendo e ti formatto l’hard disk , ti cancello tutto, così non sarai più nessuno, anzi, visto che sarò per te Ulisse, nessuno sarò io, il Nessuno che ti annienterà, così il tuo capo supremo non avrà i miei dati, non saprà mai chi sono e come vivo!
Eccoti acceso, a noi due, subdola carogna. 
Clik, risorse del computer, clik formatta:  sei sicuro? sì. Clik, formattazione in corso ATTENDERE PREGO...   Fai con comodo. Io, intanto, me la rido: ah ah ah ! 
Ho sedato una rivolta sul nascere: adesso siete di nuovo miei. Tranquilli, nessuna paura, anche tu, frigorifero, non avere più paura, sei salvo, però adesso non pisciarti più addosso, d’accordo?
Ho fatto bene a non partire per le vacanze, adesso ho tutto sotto controllo... Tutto sotto controllo, tranquillo frigorifero, tranquilla lavatrice...
Ho fatto bene a non partire per le vacanze,  adesso ho tutto sotto controllo... 
Ho sedato una rivolta sul nascere... 
Ho fatto bene a non partire per le vacanze...

Marcello Tropea

11 commenti:

  1. Risposte
    1. Beh il raccontino sembra paradossale, ma in realtà lo è meno di quanto si immagini.
      Infatti, è tristemente reale l’assoluta dipendenza che ormai abbiamo tutti noi dagli oggetti, specie da quelli elettronici, che sembrano creati per “aiutarci” ad affrontare meglio i nostri tempi, mentre invece, condizionano sempre di più le nostre esistenze.
      Se poi si pensa di poter rinunciare a delle sane ferie dopo un anno intero di lavoro, ecco che il personaggio del racconto si delinea compiutamente e prende corpo in modo preciso e, come nel Don Chisciotte (o se preferite, come nei film di Walt Disney), gli oggetti si animano di vita propria.
      Il racconto è scritto in modo scorrevole, ha un buon ritmo e fa sorridere amaramente.
      Una conferma.
      LV

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  2. ....riesci, con frasi "agevoli" a dare senso illuminato alla penombra che può avvolgere il quotidiano! Un angolo, una casa .....un animo che prende vita, che si riappropria delle giuste misure, che prende coscienza dei gesti e delle cose e che con una sorda e paradossale deflagrazione ridà ordine all'intimità!
    Bravo Marcus ...
    Giamps

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    1. Accidenti, non immaginavo di descrivere tutta quella roba lì.
      Grazie di cuore.
      M.

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  3. Simpatico racconto, bravo.
    Un appunto: il minipinner non esiste, credo volessi dire minipimer.
    Ciao.
    A.M.

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    1. Accidenti, provvedo alla correzione sul mio testo.
      Grazie per il commento favorevole.
      M.

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  4. Il racconto è scorrevole e riesce con successo, giocando su ciò che tutti (volendolo o meno) abbiamo sempre più sotto il naso a costruire un piacevole monologo incredibilmente attuale. Trovo questa paradossale "congiura" degli elettrodomestici e degli altri oggetti casalinghi molto azzeccata!

    Ciao, Marco

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  5. A me non fa impazzire.. Ma l'ho letto con piacere! Il finale é carino e anzi ... le ultime righe mi sono piaciute molto! Evocano il testo di una canzone... In lingua inglese.. sai magari una di quelle che hai cantato mille volte.... ti piace un sacco e quando leggi la traduzione scopri che quel bellissimo finale in dissolvendo che tanto ti aveva fatto cantare e dato gioia in realtà era un semplice «ho fatto bene a non partire per le vacanze, ho sedato una rivolta sul nascere... Ho fatto bene a non partire per le vacanze.. » li per li pensi... Come possono parole cosi comuni diventare cosi belle... Poi subito dopo capisci che anche la cosa più piccola e semplice può essere carica di un profondo significato... Anche una caffettiera! E continuerai a cantare quel pezzo, per te stupendo, per tutta la vita!

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  6. molto molto bello!!!! bravo marce!!!

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