Ascolta. Ci vorrà molto, molto tempo, ma ritorneremo, succederà così:
All'inizio dovremo ammettere la Colpa, umiliarci, accettare ogni punizione.
Lo faremo senza discutere.
Passeranno molti anni prima che la nostra silenziosa operosità faccia sì che il mondo ci dimentichi. Prima di allora la nostra Colpa sarà ancora troppo evidente.
Non dovremo parlarne mai.
Ricostruiremo pazientemente, all'inizio con umiltà, con metodo, con testardaggine.
La ricostruzione ci darà una ragione per vivere, all'inizio. Ce ne sarà bisogno, tutti saranno ancora molto confusi, disorientati.
Ci vorrà molto tempo, ma quando avremo ricostruito tutto, come e meglio di prima, allora avranno di nuovo bisogno di noi.
Generosamente ci permetteranno di partecipare, di collaborare. Faranno questo con degnazione, perché avranno ancora paura della nostra forza, si ricorderanno ancora della nostra Colpa. Noi parteciperemo, collaboreremo, supereremo gli altri in buona volontà.
Questo ci verrà riconosciuto da tutti.
Quando la nostra straordinaria capacità di ripresa sarà divenuta evidente avranno timore di noi. Ci accuseranno di nuovo, ci ricorderanno le nostre colpe, i nostri crimini.
Noi li riconosceremo. Saremo noi stessi i primi ad identificare degli individui particolarmente abbietti e a condannarli. Li consegneremo a loro e li lasceremo alla loro giustizia.
Non protesteremo. Ma continueremo a crescere.
Quando non potranno più fare a meno del nostro successo e avranno bisogno di noi, allora invocheranno gli ideali dell'unità e della fratellanza. Nobilitandosi nel perdono vorranno condividere il nostro benessere.
Ci chiederanno di unirci a loro, in cambio della nostra forza ci accorderanno la loro fiducia. Noi l'accetteremo, ci accolleremo il loro inutile peso e li ringrazieremo per questo.
Alle nuove generazioni verrà chiesto di pentirsi per le colpe dei padri.
Loro lo faranno e ci accuseranno. Poi accuseranno se stessi. Saranno perdonati.
I figli dei vincitori si mescoleranno ai nostri figli, non vedranno più differenze, ci sarà rispetto per le delazioni, ammirazione per il pentimento, curiosità per il nostro passato che comincerà a sembrare lontano.
Questo passato noi lo analizzeremo, lo studieremo nelle accademie, troveremo ad esso delle ragioni storiche. Ma queste ragioni non sembreranno giustificazioni, e loro ammireranno la nostra autocritica.
Qualcuno sbaglierà, i più ingenui fra di noi vorranno negare la Colpa. Peccheranno di orgoglio. Si ribelleranno al giudizio che il mondo e noi stessi avremo dato sui padri. Noi li dovremo reprimere, mostreremo imbarazzo e il mondo se ne accorgerà e sarà solidale con noi. Costoro ci saranno utili.
Gradualmente la paura di noi scomparirà. Il nostro nome non evocherà orrore ma efficenza, affidabilità, pulizia. Saremo un modello.
Dapprima il passato tornerà solo come una curiosità, attraverso qualche oggetto d'antiquariato o un colore che torna di moda. Nessuno si scandalizzerà. La cultura ufficiale guarderà al passato e vi troverà solo materiale per l'analisi a la ricerca accademica. L'orrore che loro provavano per noi diventerà una formula rituale, la nostra colpa un oggetto di studio archeologico.
Noi ci schiereremo dalla parte del loro buon senso, in nome della diversità accetteremo di giocare col passato. Non vi saranno più nostalgici o estremisti, ma solo qualche eccentrico.
Il passato diverrà una moda. Torneranno in auge le nostre musiche, i vestiti, le immagini. Sarà come un gioco, all'inizio.
Invocheremo anche noi il diritto alla nostalgia, ci sarà qualche esitazione, ma ce lo accorderanno. Come potranno fare altrimenti?
Poi, nella cultura popolare circoleranno associazioni d'idee che uniranno innocente nostalgia col rinnovato potere, come una vecchia musichetta di quegli anni riscoperta e associata alla pubblicità per un popolare oggetto di consumo.
Saremo forti ormai, e detteremo le regole. Chi protesterà in nome della colpa del passato sembrerà ridicolo o moralista.
Vittime e carnefici saranno tutti morti. La memoria sarà ormai un’arma inefficace contro di noi.
Allora saremo pronti.
Allora torneremo.
Carlo Zei
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