mercoledì 29 giugno 2011

La bistecca di Giannino

"Giannino, vuoi la bistecca?"
Osservata dai cerchi bianchi delle mattonelle come da grandi occhi spenti, la donna, curva sul fornello, mescolava dentro una pentola alta e stretta.
Nessuna risposta.
La donna smise di mescolare, si aprì uno sportello fra le gambe, ne sfilò una padella e la mise sul fornello di fianco alla pentola.
"Il minestrone ormai è cotto! E dopo cosa vuoi?"
Versò un filo d'olio nella padella, staccò una fetta di carne da una vaschetta bianca di polistirolo e la tenne sospesa a mezz'aria
"Mi vuoi rispondere, Giannino?" 
Di nuovo nessuna risposta. La donna scosse la testa, fece una smorfia di disappunto e adagiò la bistecca nella padella. 
"La stessa manfrina tutte le volte! - disse rivolta al muro - Se la cuoci, non la voglio, se non c'è, mamma perché non mi fai la bistecca… Santo cielo, che strazio!" 
Riprese a mescolare nella pentola fumante muovendo il corpo obeso insieme al braccio.
"E tu credi che lo mangerà, il minestrone? - chiese di nuovo al muro - Anche questo, se non c'è, mamma perché non mi fai il minestrone, s’è c’è... Insomma Giannino, mi vuoi rispondere? La vuoi la bistecca?" 
Un ragazzino a torso nudo sgusciò in cucina e si mise a danzare dimenandosi come un polpo. Era magro, i capelli lunghi, unti e appiccicati in fronte, un accenno di barba fra i brufoli della faccia. Dalle orecchie gli pendevano gli auricolari dello walkman che teneva in mano. La donna si voltò ed esclamò: "Eccoti, finalmente! La vuoi la bistecca dopo il minestrone?"
Il ragazzo sorrise continuando a danzare.
"E sempre con la musica a tutto volume nelle orecchie! - gridò la donna agitandogli contro il mestolo - Che si diventa sordi!" Il ragazzo non dava segno di udirla e la donna gridò più forte.
"Mi vuoi rispondere, signorino?" 
Quello venne a danzarle intorno, sfiorandola con movenze sfacciate; lei cercò di colpirlo col mestolo, ma lui si scansò sghignazzando e balzò a sedere sul tavolo continuando a dimenarsi con un rumore infernale. La madre gli si parò davanti minacciosa e lui smise. Si sfilò un auricolare e finalmente disse: "Cosa vuoi, mamma?" 
"Smettila di fare baccano e di agitarti in quel modo! Non hai rispetto per tua madre? - strillò lei infuriata - È mezz'ora che ti chiedo se vuoi la bistecca e tu neppure ti degni di rispondere! Sei sempre più maleducato, ma a quando c'era tuo padre!" 
La donna si spaventò per quello che aveva detto; si morsicò un labbro e tornò in fretta ai fornelli riprendendo a mescolare nella pentola. Sospirando alzò gli occhi al cielo.  
Il ragazzo saltò giù dal tavolo e sfilandosi anche l’altro auricolare, le chiese: "Che hai detto mamma?"  
"Niente… È mezz'ora che ti chiedo se vuoi la bistecca...", borbottò la donna.
"Cosa c'entra papa?" le chiese il ragazzo scandendo minacciosamente le parole.
La donna si mise a strappare le punte di un cespo d’insalata dentro una terrina dicendo: "C'è anche l'insalata, se vuoi... È già sfatta e l’ho comprata stamattina!" 
"Dimmi cosa c'entra papà!" gridò il ragazzo stringendo i pugni.
"È un sacco di tempo che non viene... Lo sai anche tu!" rispose lei curva sulla pentola.
"E venuto a casa invece, ma come al solito l'hai mandato via!" urlò il ragazzo e la colpi alla schiena con un pugno. 
La donna si bloccò con la faccia contratta per il dolore. Chiuse gli occhi e disse piano: "L'ultima volta che venuto è stato più di un anno fa e c'eri anche tu. Poi non s’è più fatto vivo."
"Non ti credo mammà! Lui viene, ma tu non lo fai entrare e io voglio sapere perché!" gridò il ragazzo coi pugni ancora stretti e le braccia rigide lungo il corpo. La donna lasciò cadere il mestolo sul piano di formica verde e si voltò.
"Non l'ho mai mandato via e ogni volta che viene te lo dico! Il fatto è che lui non viene più!" disse. 
Il ragazzo la guardava con la faccia rossa e furente, teso in tutto il corpo. 
“Non è vero - ripeteva - Tu non lo vuoi più, a quello!”
La donna si voltò, apri uno sportello del pensile sopra la sua testa e sollevandosi in punta di piedi prese un sacchetto trasparente di riso che versò nella pentola. Ora gli occhi delle mattonelle osservavano anche il ragazzo, immobile in mezzo alla cucina. 
"Ci vuoi l'olio o il burro?" chiese la donna a bassa voce, riprendendo a mescolare.
"Ma che cazzo mamma! – esclamò il ragazzo scoppiando a piangere – Tu non lo vuoi più in casa, lo so! Ma cosa t'ha fatto per trattarlo così?" 
Scagliò lo walkman in un angolo della cucina e si sedette vicino al tavolo, su una sedie di formica verde. Rabbiosamente si asciugò gli occhi col dorso della mano e basculando sulla sedia, osservava dalla finestra la casa di fronte. 
"Lo sai Giannino che non è vero, lo sai! − ricominciò disperata la donna − Cosa debbo fare per convincerti? Se tuo padre non viene vuol dire che è impegnato, che non ha tempo… Quello è sempre stato molto impegnato!", concluse sarcastica.  
"Ogni volta gli sbatti la porta in faccia e lui non può più mettere piede in casa sua!" rispose il ragazzo impassibile.  
"Ma quando mai?" disse lei voltandosi incredula e restando a guardarlo, ma il minestrone si mise a friggere e lei riprese a mescolarlo in tutta fretta. 
"Non ho fame", annunciò tranquillamente il ragazzo.
"Come non hai fame? – disse la donna voltandosi di scatto e lasciando di nuovo cadere il mestolo - Neanche ieri hai mangiato... Ma perché ti sei messo in testa una cosa del genere? A tuo padre, gli ho sempre voluto bene, anche quando…" Non finì la frase e si asciugò le lacrime con la manica del vestito. 
"Giannino, su, fai il bravo! - implorò – Voglio ancora bene a tuo padre e se tornasse con noi sarei felicissima!" 
Giannino, impassibile, si guardava i piedi sotto la tavola. La donna lo raggiunse alle spalle.   
"Giannì... Giannino...", sussurrò avvicinando la mano tremante alla sua chioma bisunta, ma precipitosamente dovette tornare alla pentola che aveva ricominciato a sfrigolare. Mescolò con vigore poi spense il fuoco.
"Adesso è pronto! − annunciò − Ma, te la faccio o no la bistecca?" 
"Non ho fame!", ripeté il ragazzo ondeggiando sulla sedia.  
"Giannino, non possiamo andare avanti così!" esclamò risoluta, ma il tempo di appoggiare la mescola e quando si voltò il ragazzo non c'era più. Si sentì un trambusto nel corridoio, poi la porta che s'apriva. Corse fuori, ma vide solo la porta che si richiudeva con violenza. Dall'ombra emerse un gatto che s'infilò in cucina miagolando.
"Dove va quel ragazzo? - mormorò guardando la porta chiusa - È una settimana che non va a scuola, e sempre senza mangiare..." Sfiorò con la mano la maniglia della porta come se volesse aprirla, ma poi la ritirò e asciugandosi di nuovo la faccia rigata di lacrime, rientrò in cucina, fra le mattonelle occhiute. Prese un piatto e si versò una mescola di minestrone fumante. Guardò la padella con dentro la bistecca e mormorò: "Neppure io ne ho voglia."
Andò a sedersi alla tavola, appoggiò il piatto, prese un cucchiaio dal cassetto e lentamente cominciò a mangiare. Le lacrime le rigavano le guance. Nel silenzio della piccola cucina si sentivano i soliti rumori del palazzo: un televisore acceso, un cane che abbaiava, una donna che chiamava la figlia in cortile, una porta che sbatteva. Un insetto cominciò a ronzare furiosamente sbattendo più volte contro i vetri della finestra. Finalmente trovò la strada per uscire.
D'improvviso la donna smise di mangiare e si fece attenta. Sorrise. Le era venuto in mente quando, da ragazzina, la madre le impediva di uscire col futuro padre di Giannino. Lei piangeva tutto il giorno e a tavola le lacrime le cadevano nella minestra. Come ora. Tornò a sorridere. Ma era proprio lei, quella ragazzina magra e innamorata? 
Com'erano calde quelle lacrime, e dolce quella disperazione! Riprese a mangiare. 


Marco Panini

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