Quando gettate il cappello
sulla panca dell'ingresso
e la pelliccia chimica
in camera da letto
e tirate fuori il tallone
dalla scarpa troppo stretta
e il vostro udito troppo usato
non arriva ad afferrare
sotto l'eco delle risate
l'ultima barzelletta....
Indossate la maschera, sollevate la testa
senza nemmeno il preludio
è cominciata la Festa
La Festa deve rompere
la vostra vecchia crosta
poi potrete riemergere
ma pagato lo scotto..
ritrovare i vostri guai
appena nell'ascensore
frugando per le chiavi
nella tasca del cappotto
Ma ora ciascuno faccia
la sua parte, e senza prove
nella recita del giorno a nome collettivo
provvidenza comunitaria per beffare la Comare
e contarci un'altra volta
e raccontarci le nostre storie
..senti mondo che noi cantiamo
(e non perché siamo felici)
..senti mondo che recitiamo
con nuove forze la vecchia parte
Con noi abbiamo uno storico
che conserva il nostro passato
ed anche un vecchio cuoco
con la parrucca nera
che prepara menù
intonati alle nostre anime
C'è un ragazzo, alcuni bambini..
e belle donne in pizzo viola..
qualcuno sempre sconosciuto,
qualcuno triste da morire
Ognuno con l'età che vuole
indossata come il mantello
di una società segreta..
E se ci venite a dire,
con smorfiosa deprecazione,
quanto è futile la Festa
la analizzate e la smontate
come un padre troppo furbo
che spiega al suo bambino
il trucco di un nuovo gioco
già sotto l'albero di Natale...
....allora grandi risate
risate a crepapelle
"Siete un tipo analitico
venite alle nostre feste.."
E' nella futilità delle feste – la loro fragile bellezza
Noi non ci raduniamo – per nessun altro motivo
che per contarci di nuovo – e ancora un'altra volta.
Candele rosse e segnaposti d'argento
per un lungo lungo Natale..
E nel nuovo anno entreremo
al suono del banjo, guardando
tutti in fila davanti alle vetrate,
i fuochi della siccità sulle colline.
Carla Spagnolo
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