Entro nella galleria d’arte. E’ una specie di deposito dimenticato, sembra un garage. Ha la struttura allungata di un corridoio di appartamento, solo molto più largo. Senza finestre.Mi appare uno spazio dedicato all’abbandono, ma faccio un passo avanti e vedo le grandi tele verticali di Giovanni Frangi. Una serie alla mia destra celebra il tema del disgelo: imponenti lavori a dominante bianca contengono lo splendore del freddo. L’altra serie alla mia sinistra rappresenta il fondo marino. Verdi e blu profondi sovrapposti in modo doloroso. C’è una energia in questi quadri che mi dà una frustata, un surplus di spinta. Vibrano di potenza naturale. La materia del colore ad olio brucia anche nell’acqua e nel ghiaccio, spezza le catene, mi regala una forza insperata. Vorrei poter comprare subito questi lavori per portarmi a casa la sorgente della potenza. Qui la modernità è fuori discussione. Non penso alla storia dell’arte, penso alla mia salvezza, alla resistenza contro il sistema infernale. Forse è possibile opporsi alla difficoltà del mondo. Qui ho trovato un esempio di come lo spazio possa essere carico di energia, percorso da cure e redenzioni. Dentro la galleria senza finestre - in questo stanzone murato - è custodito un tesoro.
Stefano Loria
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