La stanza della scrittura ce la portiamo sempre dietro. Una stanza tutta per noi, sempre pronta ad accoglierci. Può fare comodo entrarci all'improvviso, il tempo di chiudere gli occhi per difendersi dal riverbero della luce troppo intensa, mentre cerchiamo di comprendere il panorama della baia dall'alto del faro a strapiombo sul mare: appena un cambio di sguardo e siamo lì, trasportati per incanto mentale. Anche percorrendo quella famosa foresta notturna, buia e intricata che già in sogno ci era sembrato di attraversare - speriamo che sia vuota, non vorremmo fare certi incontri che lasciano il segno – lo scivolare del piede sul terriccio in pendenza, la perdita dell'equilibrio funzionano come un passo/passaggio per ritornare alla nostra camera preferita.
Un luogo calmo e riparato raggiunto dopo molta strada percorsa. Uno spazio collocato al centro del mondo ma separato da tutto, all'interno del quale - sostengono alcuni - ogni desiderio può essere concretizzato, basterà la concentrazione pura del pensiero a materializzare qualsiasi idea. A questa diceria magica io non credo. Ma lascio brillare in lontananza questa assurdità come fosse una possibilità raggiungibile.
Stefano Loria
Stefano Loria
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